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Quando inizia l’estate? Per noi comincia quando si parte per l’Estate Paideia. E, anche quest’anno, è finalmente iniziata!
Tra luglio e agosto, per sei settimane, 48 famiglie partecipano a Estate Paideia, il progetto nato per offrire alle famiglie con bambini con disabilità momenti di svago, benessere, amicizia e felicità. Grandi e piccoli trascorrono una settimana di vacanza nella splendida cornice di Orsolina28 Art Foundation a Moncalvo, centro internazionale di danza immerso nel verde delle colline astigiane. Uno spazio dove le giornate passano tra le tante attività di sport e benessere, le gite negli orti, nelle serre, tra le api, nel pollaio, e, soprattutto, con un sacco di tuffi in piscina.
La prima settimana di luglio è partito il primo gruppo di famiglie, alcune di queste alla prima partecipazione all’Estate Paideia. “Il primo giorno – racconta Elisa, che lavora nello staff di Paideia – c’erano molte domande da parte dei genitori su come sarebbe andata la settimana: cosa faremo? Staremo sempre insieme col gruppo o potremo ritagliarci spazi familiari o personali? Come faremo a conoscere le altre famiglie? Ci divertiremo o sarà difficile? Un po’ te lo dicono, un po’ glielo leggi negli occhi. E allora il lunedì li abbiamo accompagnati nei diversi momenti della giornata, cercando di stare insieme, sia durante i pasti che nelle attività. Quando ci siamo svegliati il martedì mattina la situazione è stata tutta diversa: tra adulti ci si salutava già per nome, i genitori ti chiedevano se era possibile allontanarsi dai bimbi per un po’ e i bambini ti prendevano per mano e ti trascinavano per andare a giocare insieme. La fiducia reciproca è stata immediata. La seconda sera un papà mi ha detto “Ma lo sai che io e mia moglie non stiamo soli la sera da anni?”. E allora andate subito, gli ho risposto io!”
All’Estate Paideia la presenza degli operatori e dei volontari è fondamentale, sia per il sollievo che possono offrire ai genitori che per le relazioni che si creano con i bambini e con tutto il gruppo. Abbiamo chiesto loro, col cuore ancora pieno di emozioni, di raccontarci quello che hanno visto questa settimana.
“Io sto tantissimo coi bambini – racconta Fabio – e mi diverto molto a giocare con loro. Il bambino che ti cerca e vuole giocare proprio con te ti fa sentire felice. Il piacere dell’essere qui mi regala la tranquillità per sintonizzarmi anche con bambini poco verbali. Da parte dei bambini poi non c’è giudizio, a volte neanche notano se ci sono differenze nelle modalità di interagire, giocano e basta. Si prendono per mano e si accompagnano. Non per la voglia di aiutare, ma proprio per la semplice voglia di stare insieme.”
Federica racconta un momento che le è rimasto impresso. “Una mamma parlando dell’importanza delle parole e di usare quelle giuste, mi ha detto quanto la infastidisca sentire certi termini associati alla disabilità. Mi ha raccontato che per lei una cosa importante di Paideia è il coinvolgimento di tutta la famiglia. “La differenza – mi ha detto – la fa la parola insieme: gli altri mi dicono ‘portiamo tuo figlio a fare una cosa con noi’, voi mi dite ‘andiamo tutti insieme a fare una cosa’.”
Anche Luisa racconta l’importanza del vivere la normalità. “Una mamma mi ha detto che in Paideia non si sente giudicata, non si sente diversa dagli altri. Nessuno dovrebbe avere il diritto di giudicare. Per questo ho il piacere di stare qui, perché qui, grandi e piccoli, vanno oltre ai problemi. Ci si gode la normalità.”
Ecco, invece, lo sguardo di Alessandro: “C’è stato un bambino con disturbo dello spettro autistico col quale pensavo di non riuscire a entrare in relazione. In piscina, sulla sdraio, gli stavo parlando di come l’avevo visto nuotare bene, quando ho visto che gli scendevano delle lacrime sul viso. Ho pensato di averlo ferito, invece si è avvicinata la mamma per dirmi che è un bimbo molto sensibile e si era solo commosso per il momento che stava vivendo. In quel momento ho capito che non esistono bambini conchiglia: apparentemente sembra chiuso in se stesso, ma anche la conchiglia, che sembra essere immobile, se la metti vicino all’orecchio senti il rumore del mare. C’è qualcosa di più bello? Bisogna avere fiducia. A volte gli sguardi, i gesti, tutto è comunicazione: bisogna solo aprirsi e aspettare. Le famiglie ti restituiscono emotivamente talmente tanto che io ci penserò tutta l’estate. Dare e ricevere, questo è Estate Paideia. Con questa energia posso scalare le montagne.”
E allora, giorno dopo giorno, ci avviciniamo alla fine della settimana. Tanti genitori ormai scherzano come si conoscessero da sempre, i fratelli e le sorelle fanno gruppo, alcuni vanno a braccetto e si cercano per stare insieme il più possibile. Qualcuno si scambia il numero, perché sa che sentirà la mancanza degli altri. “Ci rivediamo, vero?”, chiede un papà. Suo figlio, che ha 13 anni, dice “Qui è il paradiso!” e un’altra mamma risponde “a me sembra più l’isola che non c’è. Che invece esiste, ed è qui.”
E forse è vero, perché l’Estate Paideia è un mondo dove grandi e piccoli mantengono viva la fantasia e la spontaneità, anche quando il mondo intorno può essere serio e complicato, trasportati dalla gioia dell’essere insieme.
Grazie a tutti i donatori che hanno sostenuto il progetto Estate Paideia, permettendoci di offrire questa meravigliosa esperienza di vacanza a tanti bambini, insieme ai loro genitori, fratelli e sorelle. Buona estate!