Martedì 28 settembre prende il via un percorso di incontri pensato per tutte le famiglie con bambini con disabilità, con un primo appuntamento dedicato ai genitori, ai nonni, agli zii e a tutte le figure della famiglia più allargata che ruotano attorno al bambino, a cura del dott. Silvio Venuti, psichiatra e psicoterapeuta specializzato in Riabilitazione e Integrazione delle Disabilità.

Una serata per pensare insieme ai diversi componenti della famiglia e alla loro importanza nella costruzione di una buona qualità di vita e nella gestione dell’impatto della disabilità sulla rete familiare, che necessita di radici per potersi costantemente riprogettare. Radici rappresentate proprio dai nonni, custodi della memoria della storia familiare, sostegno nell’accudimento quotidiano, con una relazione diversa e integrativa a quella dei genitori.
Zii e cugini, che portano con sé una leggerezza e che possono contribuire, con il garbo e la cautela legate alla graduale accettazione della diagnosi, a costruire un ambiente che consenta ai diversi membri della famiglia di relazionarsi e aiutarsi reciprocamente.

Il programma prevede cinque incontri a cadenza mensile che ci accompagneranno in un viaggio per crescere insieme, in cui esperti del settore porranno attenzione ai bisogni e all’esperienza quotidiana delle famiglie nei contesti di vita, condividendo strategie utili nel quotidiano.

Fondazione Paideia, nel sostenere famiglie con bambini con disabilità, dedica da sempre particolare attenzione a tutti componenti della famiglia e cerca di offrire spazi dedicati ad accogliere i bisogni specifici di ciascuno di loro.
In questo contesto si inserisce questo nuovo percorso di seminari, che mira a promuovere l’incontro e la condivisione di dubbi e bisogni rispetto al proprio ruolo all’interno del nucleo familiare, in questo periodo ancora segnato dalle conseguenze della pandemia.

PROGRAMMA DEGLI INCONTRI

Martedì 28 settembre 2021, ore 18-20
CI SIAMO ANCHE NOI!

Nonni, zii e… Tanti altri nelle famiglie con disabilità

Con Silvio Venuti, psichiatra e psicoterapeuta, perfezionato in Riabilitazione e Integrazione delle Disabilità

ISCRIZIONI ENTRO: 21 settembre 2021

Martedì 12 ottobre 2021, ore 18-20
DISABILITÀ: ORIENTAMENTO E INFORMAZIONE

Con Federico Baldi, psicologo e psicoterapeuta, esperto di Informa Disabilità, Redazione “Di.To – Disabilità

ISCRIZIONI ENTRO: 5 ottobre 2021

Lunedì 22 novembre 2021, ore 18-20
I COMPITI A CASA E LA DAD
Come sopravvivere in tempi di pandemia

Con Gisella Riva e Alessia Pascali, psicologhe dell’Associazione Egò

ISCRIZIONI ENTRO: 15 novembre 2021

Lunedì 24 gennaio 2022 (28 febbraio 2022*), ore 18-20
DISEGNARE IL FUTURO
Vivere oggi, preparare il domani

Con Gloria Ferrero e Daniela Rosas, Life Designer e formatrici

ISCRIZIONI ENTRO: 17 gennaio 2022

Martedì 29 marzo 2022, ore 18-20
L’AUTONOMIA È OGGI

Con Andrea Dondi, psicologo e psicoterapeuta, Analista transazionale Fondazione Paideia

ISCRIZIONI ENTRO: 22 marzo 2022

 

Gli incontri del percorso, a ingresso gratuito, si svolgeranno presso il Centro Paideia, fino ad esaurimento posti disponibili, e contemporaneamente in modalità online.

Per partecipare agli appuntamenti, è necessario iscriversi scrivendo a info@centropaideia.org, comunicando le giornate alle quali si desidera prendere parte.

Per la partecipazione al percorso in presenza è richiesta l’esibizione della certificazione verde Covid 19 (Green Pass).

 

* data modificata

Che cos’è la CAA? A chi è utile? Perché e come si sviluppa? Che cos’è un progetto comunicativo in Comunicazione Aumentativa e Alternativa?

Sono alcune delle domande a cui si cercherà di rispondere sabato 9 ottobre 2021 dalle 10 alle 12 con “Introduzione alla CAA”, un nuovo appuntamento per approfondire il tema della Comunicazione Aumentativa e Alternativa. L’incontro, promosso dalla Fondazione Paideia e sostenuto dalla Regione Piemonte, si terrà in modalità sincrona online, attraverso l’utilizzo della piattaforma Zoom e sarà curato da Chiara Ballocco, logopedista del Centro Paideia.

L’obiettivo dell’incontro è quello di fornire o consolidare le conoscenze sul tema della Comunicazione Aumentativa e Alternativa, presentando gli strumenti riconducibili ad essa, le strategie e le possibili applicazioni. La CAA, infatti, può rappresentare uno strumento di forte efficacia per compensare la disabilità temporanea o permanente di persone con bisogni comunicativi complessi, fragili lettori, bambini al primo approccio con la lingua italiana, bambini con disturbi dello spettro autistico.

La partecipazione all’incontro è gratuita, ma è necessario iscriversi compilando il form entro martedì 5 ottobre.

Le iscrizioni per l’evento online sono chiuse. Grazie a tutti per la partecipazione!

In un anno segnato dall’emergenza sanitaria legata al Covid-19, la Fondazione Paideia ha rafforzato il proprio impegno a favore dei bambini con disabilità e delle loro famiglie. E’ quanto emerge dal bilancio 2020, pubblicato in questi giorni, che racconta un anno di progetti, attività e iniziative.

Nel corso dell’anno sono state 594 le famiglie supportate, un numero quasi raddoppiato rispetto a quello di due anni prima (nel 2018 erano stati seguiti 361 nuclei). Oltre alle attività “ordinarie”, in considerazione dell’emergenza sanitaria, sono state attivate iniziative di supporto specifiche, per essere il più possibile di aiuto a chi stava vivendo un momento difficile.

Grande impegno, inoltre, è stato dedicato al periodo immediatamente successivo al “lockdown”, con iniziative specifiche che hanno permesso ai bambini e alle famiglie di vivere esperienze di vacanza, svago e socializzazione.  Non è mancato, anche nel corso di un anno particolarmente difficile, l’impegno della Fondazione sul fronte culturale, per favorire i principi dell’accoglienza e dell’inclusione.

Il 2020 – racconta nell’introduzione Fabrizio Serra, Segretario Generale della Fondazione Paideiasarà ricordato come l’anno in cui il mondo ha vissuto la più grande emergenza sanitaria della storia recente. Non sappiamo con certezza gli strascichi che la pandemia porterà con sé, ma abbiamo chiaro che cosa caratterizza questo periodo storico: un senso di smarrimento, di paura, di impotenza e, per alcuni di noi, un sentimento di dolore per aver perso una o più persone care.

Diverse volte, specialmente nel corso del lockdown della scorsa primavera, mi sono trovato a pensare quanto questa situazione abbia avvicinato tutti noi a chi quotidianamente si confronta con limiti e difficoltà, in particolare i bambini con disabilità e le loro famiglie. Per molti di loro l’emergenza sanitaria ha rappresentato e continua a rappresentare un aggravarsi della fatica, una condizione di maggiore fragilità e un bisogno di sostegno straordinario.

Nel 2020 abbiamo cercato di fare la nostra parte per essere d’aiuto alle famiglie fin dai primi giorni. Dopo la chiusura forzata della primavera, in cui abbiamo riorganizzato le attività di supporto a distanza, siamo tornati a incontrare fisicamente i bambini e le famiglie per quanto possibile, per dare un loro segnale forte: “noi ci siamo, non siete soli”. Ed è la stessa voce che abbiamo sentito provenire con forza dai tanti sostenitori e volontari che in questi mesi hanno dato il loro supporto e la loro disponibilità, per essere vicini a chi ha più bisogno di aiuto. Perché insieme, anche davanti alle difficoltà più grandi e inattese, siamo più forti”.

 

Scarica il bilancio 2020 della Fondazione Paideia

Iacopo Melio, giornalista e attivista, nel 2015 ha fondato la Onlus #vorreiprendereiltreno. Oggi è Consigliere regionale della Toscana con delega ai “diritti e pari opportunità”.

Iacopo, la prima domanda è semplice, ma sentita: come stai? Hai conosciuto da vicino l’esperienza del Covid-19, con 45 giorni di ricovero in ospedale. In che modo ti ha segnato? Che cosa può imparare ognuno di noi da questo periodo storico? 

Aver contratto il Covid dopo un anno di isolamento assoluto ha dimostrato come questo virus sia subdolo e quanta attenzione occorra, ancora, per gestire il contagio. Adesso sto meglio, nonostante l’estremo rischio vissuto, ma dovrò fare i conti con i postumi e con problemi sorti in seguito al Covid per ancora molto. Anche di questo dobbiamo parlare, di ciò che il virus lascia, perché inevitabilmente ti cambia”.

Nel 2014 sei partito da un desiderio legittimo (“vorrei prendere il treno”) e nel giro di pochi anni sei stato nominato “Cavaliere dell’Ordine al Merito” dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e dall’anno scorso sei stato eletto Consigliere regionale per la Toscana. Come è cambiato il modo di vedere la disabilità attorno a te, nel frattempo?

Sicuramente c’è un approccio culturale più aperto e inclusivo. Le risorse, diciamolo, sono rimaste più o meno le stesse, ma le persone iniziano a capire che la disabilità è soprattutto una questione sociale: se dessimo a tutti i giusti strumenti per poter fare ciò che fanno gli altri, questa scomparirebbe. Inizia ad esserci in questo senso una maggior presa di coscienza e di responsabilità collettiva, e non è poco.

Come attivista hai iniziato dedicando molte energie ai diritti delle persone con disabilità, ma progressivamente hai allargato lo sguardo alle “battaglie” per i diritti di tutti. Come vivi il rapporto con le persone, sempre più numerose, che ti seguono sui social? Quanto è difficile gestire ogni giorno un dialogo su temi anche molto controversi?

In realtà è il contrario, il tema disabilità è sempre stata un aspetto a margine che le persone hanno però enfatizzato su di me, perché è più comodo e accettabile il binomio “disabile = disabilità” nel quale confinare una persona, vuoi per compassione, vuoi per censura, vuoi per semplice cultura e abitudine. In realtà io nell’attivismo per le persone con disabilità mi ci sono ritrovato per caso, appunto lanciando la campagna “Vorreiprendereiltreno”, avendo sempre parlato di tutt’altro come attivista e giornalista (come è giusto che sia, dato che rifiuto con tutto me stesso le etichette e gli stereotipi). Gestire i miei canali è diventato difficilissimo, ma continuo a farlo da solo, a costo di non poter rispondere a tutti, perché ritengo fondamentale non porre filtri e mantenere un contatto diretto con chi mi legge ogni giorno, sia in senso positivo che negativo. Questo comporta un gran dispendio di tempo ed energie ma è anche la gratificazione maggiore del mio lavoro: comunico per smuovere qualcosa e provare ad attivare piccolissimi cambiamenti nella testa delle persone, perciò creare una “rete” sempre più larga e attiva, e percepirne i feedback e gli stimoli, è fondamentale per me e mi aiuta a crescere e mettermi in discussione”.

Chi ti segue sa che, da anni, insisti sul fatto che “le parole sono importanti” e provi a educare quotidianamente le persone che ti seguono sull’uso corretto dei termini legati alla disabilità e a tutto ciò che la riguarda. Qual è la parola, o il modo di dire, che ancora non siamo stati in grado di superare o che ti infastidisce particolarmente?

Tutte quelle che riguardano le definizioni delle “persone con disabilità”, che troppo spesso vengono chiamate: diversamente abili, handicappati, affette da disabilità, costrette in carrozzina, portatrici di handicap, diversabili… e altre amenità che rimandano a una visione pietistica, compassionevole, medicalizzata, sofferente e politicamente corretta della disabilità. E se non sappiamo “definire” chi abbiamo davanti, capendo che quella è prima di tutto una “persona” e non una cartella clinica, non possiamo sperare nemmeno di poterle essere di aiuto perché significa che non e abbiamo capito l’essenza”.

Da sempre in Paideia crediamo nell’importanza dei momenti di vacanza e socializzazione per i bambini con disabilità e le loro famiglie come occasioni di normalità e benessere. Come si coniuga questo approccio con la tua esperienza? Quanto, dal tuo osservatorio, tempo libero e vacanza sono opportunità accessibili per i bambini con disabilità e le loro famiglie?

Le vacanze sono sempre un tasto dolente, per quanto siano un diritto fondamentale: non abbiamo strutture e servizi abbastanza adeguati, perché non abbiamo rispetto all’estero una cultura di turismo che sia accessibile davvero. Per noi è sufficiente una rampa in spiaggia, che magari nemmeno arriva fino ad immergersi nel mare, per pensare che uno stabilimento balneare sia a portata di disabili quando in realtà non è così. Per quanto riguarda i bimbi, un classico sono i parchi giochi: le tanto di moda altalene a cestello, per carrozzine, ad esempio, sono quanto di più culturalmente sbagliato ci possa essere, perché isola il bambino anziché farlo giocare insieme ad altri come accade in alcune giostre o strutture di tipo diverso. Anche su questo dobbiamo lavorare molto”.

 

Arriva anche a Livorno la sperimentazione di affiancamento familiare ”Una famiglia per una famiglia”, forma innovativa di intervento sociale pensato per offrire un sostegno temporaneo a famiglie fragili che vivono un periodo di difficoltà nella gestione della propria vita quotidiana.

L’avvio del percorso – siglato dall’accordo di collaborazione tra il Comune e la Fondazione Paideia – prevede un accompagnamento metodologico, formativo ed una supervisione periodica della Fondazione Paideia per tutta la durata della sperimentazione, di 24 mesi, attraverso la presenza di operatori esperti che affiancheranno un gruppo di lavoro. Obiettivo della fase sperimentale è costruire le condizioni affinché il Comune possa valutare l’inserimento dell’affiancamento familiare nell’offerta dei servizi territoriali. Nel corso della sperimentazione verranno attivati al massimo dieci affiancamenti della durata indicativa di 12 mesi.

L’idea alla base dell’affiancamento familiare è molto semplice e valorizza le esperienze di sostegno e aiuto informale che, storicamente, sono sempre esistite: una famiglia solidale sostiene e aiuta un’altra famiglia in temporanea difficoltà, coinvolgendo i componenti di entrambi i nuclei. Si tratta di un intervento dal carattere preventivo, orientato alla prevenzione dell’allontanamento dei minori dalla propria famiglia d’origine.

Nel suo sviluppo operativo, l’affiancamento prevede due famiglie (una famiglia affiancante e una famiglia affiancata) che, per un periodo di tempo definito, collaborano per il raggiungimento di obiettivi concordati. In particolare, la famiglia affiancante aiuta la famiglia affiancata ad essere maggiormente consapevole sia delle proprie potenzialità di crescita, sia dei propri limiti, con l’obiettivo di promuovere l’autonomia, intesa come capacità di individuare le risorse proprie e dell’ambiente di riferimento. I destinatari dell’affiancamento non sono solo i bambini, ma anche le loro famiglie. “Una famiglia per una famiglia” sposta così la centralità dell’intervento dal bambino all’intero nucleo familiare ed offre uno sguardo diverso sulla famiglia, vista come risorsa e non come problema.

Questo modello di affiancamento familiare, sviluppato dalla Fondazione Paideia a partire dal 2003, oggi è ampiamente diffuso sul territorio italiano con il coinvolgimento di Enti pubblici e privati. “Ad oggi – racconta Giorgia Salvadori, responsabile del progetto per Fondazione Paideia – abbiamo raggiunto 16 regioni in tutta Italia con questo modello di affiancamento. Quella di Livorno è una sperimentazione particolarmente importante perché iniziata proprio durante un periodo in cui le restrizioni dovute alla pandemia hanno accentuato le situazioni di solitudine e le difficoltà delle famiglie fragili. L’affiancamento diventa una risorsa preziosa per offrire occasioni di relazioni a genitori e bambini e aiutarli a superare le piccole difficoltà quotidiane che rischiano di diventare un ostacolo rilevante al benessere familiare”.

Nello scatto, da sinistra:  Antonina Marcianò (area Prevenzione Minori del Comune di Livorno),  Irene Pietra Caprina (Centro Affidi del Comune di Livorno), Andrea Raspanti (assessore al Sociale del Comune di Livorno),  Serenella Lenzi  (area Prevenzione Minori del Comune di Livorno)

Venerdì 16 luglio Orsolina28, centro internazionale di formazione per la danza e sviluppo della creatività, a Moncalvo (AT), nel cuore del Monferrato, ospiterà una serata molto speciale all’insegna della solidarietà. Matteo Baronetto, chef del Ristorante Del Cambio, ha ideato per l’occasione  un percorso gastronomico ispirato dalla natura e dai frutti dell’estate, per offrire a tutti un’indimenticabile cena sotto le stelle: un evento organizzato per sostenere le iniziative della Fondazione Paideia dedicate ai bambini con disabilità e alle loro famiglie.

La serata sarà anche l’occasione per festeggiare i 20 anni del progetto “Estate Paideia” che, grazie al supporto della Fondazione Carlo Denegri, per il secondo anno consecutivo si svolgerà a Orsolina28: 60 famiglie, in compagnia dei volontari Paideia, per sei settimane tra fine giugno e inizio agosto vivranno un’esperienza di vacanza immersi nella natura, con la possibilità di partecipare ad attività sportive, di gioco e di orticoltura.

Il progetto “Estate Paideia”, tra i principali della Fondazione, dal 2001 ad oggi ha offerto a circa 800 famiglie con oltre 1500 bambini con disabilità, supportati da quasi 1200 volontari, l’occasione di vivere una vacanza serena e di incontro con gli altri. Un’occasione per rilassarsi, per socializzare e guardare al futuro con maggiore fiducia.

L’esperienza “Sotto le Stelle” del 16 luglio 2021 è aperta a tutte le persone che desiderano vivere un evento speciale, sostenendo la causa solidale di Paideia. Sarà anche l’occasione per assistere sull’Open Air Stage, il palco tra le vigne, alla performance “Summer Rain”, lavoro originale di Ella Rothschild creato in residenza a Orsolina28 per Focus on Creation. Il pubblico avrà il privilegio di partecipare in anteprima alla restituzione del lavoro coreutico di una delle artiste israeliane più eclettiche e apprezzate a livello internazionale.

Per partecipare all’evento, con una donazione a partire da 250 euro che sarà interamente devoluta a sostegno dei progetti estivi di Paideia, è possibile scrivere a sostenitori@fondazionepaideia.it entro giovedì 8 luglio.