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“Il libro è un canale, uno strumento, un facilitatore. Ma in realtà è tutto quello che succede attorno che può generare l’incanto della lettura.”
Anna Peiretti e Cecilia Rubertelli sono le persone che in questi anni, con la Biblioteca per l’Inclusione e una serie di progetti dedicati, hanno favorito e promosso lo sviluppo delle attività di Paideia dedicate alla lettura inclusiva.
Un impegno in crescita costante, che nel tempo ha trovato sempre più direzioni di sviluppo e interlocutori che hanno arricchito il percorso. “Noi siamo partite – spiega Anna – dall’oggetto-libro. Nel 2016 tutte le nostre forze erano sul creare libri con caratteristiche particolari, perché ci eravamo resi conto che non tutti i libri per bambini erano adatti e accessibili a tutti. Lo sforzo è stato trovare nella scrittura in simboli, attraverso il progetto regionale Libri per tutti, una via significativa che permettesse a tutti i bambini di condividere testi e storie. In questo senso la Comunicazione Aumentativa e Alternativa è stato uno strumento molto prezioso, straordinariamente efficace. Poi forse siamo andati un po’ oltre, soprattutto dopo il Covid: abbiamo cominciato a lavorare sul contesto di lettura inclusiva. Alla fine è nel momento della lettura condivisa, come accade nei laboratori, che ti rendi conto della potenza dell’inclusione data dai libri. Accade che tutti partecipano, trovano un modo”.
“Questo significa – spiega Cecilia – mettersi in gioco rispetto alle proprie capacità di ascolto e osservazione. Quando ti trovi a leggere con dei bambini, che siano tre o venti, che abbiano una disabilità oppure no, la prima cosa che devi fare è un grande lavoro di ascolto, di te stesso ma soprattutto di chi hai intorno, per imparare a cogliere i segnali che ti vengono dati dal punto di vista comunicativo ed essere pronti a cambiare direzione in qualsiasi momento. Riuscire a cogliere quello che succede nel contesto ti permette di arrivare a quella che è la parola chiave, cioè partecipazione.”
Uno degli spazi utili a favorire la partecipazione è la Biblioteca per l’Inclusione (via Moncalvo 1, Torino), che fa parte del circuito delle Biblioteche Civiche Torinesi e che in cinque anni è diventata un punto di riferimento per tanti bambini e famiglie. “Il punto che vorrei sottolineare – spiega Anna – è che non siamo biblioteca per l’inclusione perché abbiamo libri in simboli della CAA, silent book, libri con inserti tattili e altro. O meglio lo siamo anche per quello, ma in primis si tratta di uno spazio in cui creare una comunità intorno ai nostri libri. Possiamo da una parte offrire libri differenziati per tipologia di codice comunicativo e di tema, ma c’è un tema forte di condivisione di modalità alternative di lettura e multimodali, quindi il visivo, il verbale, il gestuale, i simboli, affinché tutte le possibilità comunicative si mescolino nella lettura condivisa.”
“Raccogliamo sempre di più – racconta Cecilia – un bisogno di strategie comunicative, molte persone ci dicono ‘mi è servito quel libro per entrare in relazione’. Ci sono diversi insegnanti che ci portano le loro esperienze con i bambini con disabilità. Quello che stiamo osservando è che c’è un cambio di prospettiva, ad esempio rispetto agli strumenti in CAA, come i libri in simboli, le tabelle comunicative, le agende visive e altro, che vengono utilizzati sempre di più perché effettivamente funzionano. E il punto fondamentale è: non c’è una risposta uguale per tutti. Nell’ultima formazione abbiamo presentato quattro tipologie di libri che nascono da esperienze differenti: ciascuno accoglie quello con cui entra in contatto e prova ad applicarlo nel suo specifico contesto di realtà quotidiana.”
Può capitare, nel corso delle attività di laboratori, di fare incontri molto forti e significativi, che fanno crescere. “Ricordo di un bambino – racconta Anna – che veniva ai laboratori di lettura e girava sempre, non riusciva a stare fermo. Fino a quando, un giorno, eravamo in giardino, leggevamo insieme ‘Piccolo giallo, piccolo blu’. Accompagnavo la sua mano sulle macchie di colore poi, quando dicevo ‘piccolo blu’, lui toccava da solo il personaggio della storia. Siamo riusciti a entrare in relazione, la mamma si è commossa. Lì ho sentito un potere magico, che io ho sempre chiamato l’incanto di un libro. Non l’ho più dimenticato. Il consiglio maestro che mi sentirei di dare a genitori e insegnanti? Indipendentemente dalla disabilità, leggere sempre per la relazione: quando leggi una storia a un bambino questa è una strada verso di lui, uno strumento che serve a nutrire la relazione.”