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Le famiglie hanno bisogno di supporto e vicinanza

“Il cambiamento è arrivato in maniera imprevista, ma poi è diventato una costante, nel nostro lavoro e nei bisogni che abbiamo raccolto. Oggi abbiamo la consapevolezza di essere entrati in una fase ancora diversa e nuova.

Abbiamo fatto un punto sulla situazione attuale con Sabrina, psicologa e psicoterapeuta della Fondazione Paideia. I mesi scorsi hanno visto una prima risposta all’emergenza sanitaria e sociale che ha coinvolto tutti. Grazie ai donatori che hanno sostenuto il programma “Non siete soli”, abbiamo potuto sostenere a distanza oltre 400 famiglie, raccogliendone i bisogni e le necessità in continua evoluzione.

“Stiamo raccogliendo una grande necessità di supporto dalle famiglie che seguiamo. Ci arrivano – spiega Sabrina – sentimenti di preoccupazione per il futuro, non solo dai genitori ma anche dai fratelli, dalle sorelle e dai nonni: questo condiziona pesantemente la quotidianità di tutta la famiglia.”

Da marzo ad oggi abbiamo attivato circa 500 interventi di supporto psicologico, orientamento e consulenza sociale a distanza.

“In questo periodo c’è molta stanchezza e bisogno di ascolto: la routine che oggi affrontano molte famiglie è diversa da quella a cui sono abituati. Questo, da un lato, aumenta la necessità di supporto, dall’altro toglie lo spazio per concedersi quello che viene visto come “un momento per sé”. Entrambi i genitori, a questo punto, avvertono un forte bisogno di riposo ed è sempre più difficile riuscire a ritagliarselo, considerato anche che non tutti i nonni sono ancora tornati attivi come supporto familiare.

Nelle famiglie con bambini con disabilità avvertiamo un maggior senso di solitudine: dopo la lunga chiusura di luoghi di aggregazione sociale, il ritorno alle abitudini è difficile per tutti, ma il distanziamento e le nuove norme rendono ancora più difficile per bambini con difficoltà ricostruire le relazioni precedenti.

 “L’emergenza ha portato anche noi operatori a ripensare al nostro intervento, con strumenti nuovi” spiega Sabrina. Dal 10 marzo sono state 1286 le ore di terapia a distanza offerte ai bambini. Dove è stato possibile attivare questa modalità, abbiamo cercato di dare a quante più famiglie la possibilità di usufruirne, dotandole anche di un kit informatico quando non ne disponevano.

“In generale ci siamo resi conto che un supporto da lontano è possibile, e quello che è stato molto apprezzato è stata la flessibilità che abbiamo messo in campo per incastrarci con giornate di cui, ora come ora, le famiglie non sentono di avere al 100% il controllo. Gli argomenti trattati in generale sono un po’ cambiati: non affrontiamo più solo il rapporto con i figli, ma quanto questa emergenza abbia impattato su tutta la famiglia e getti numerosi fantasmi sul futuro. “

Il bisogno economico è, in questo momento, il più urgente per molti nuclei familiari.

“Un sentimento di grande fatica è dato dallo scetticismo generale sul poter uscire da questa situazione in tempi rapidi. Le vacanze potrebbero accendere un po’ di speranza, ma per molte famiglie la disponibilità di ferie ed economica è incerta. C’è una grossa preoccupazione relativa all’ambito lavorativo, anche per il protrarsi di situazioni di cassa integrazione in aziende che già non erano floride prima dell’emergenza e rileviamo richieste e difficoltà in aumento.”