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“Sono volontaria della Fondazione Paideia da diversi anni e la sensazione che associo ad ogni Estate Paideia è proprio il senso del ritrovarsi, ogni volta, anche dopo tanto tempo.”
Comincia così il racconto di Lorella, una volontaria che, anche quest’anno, è partita per dedicare una parte delle sue vacanze a quelle di un’altra famiglia. Il progetto Estate Paideia, infatti, si articola in tre settimane in un villaggio accessibile della Toscana dove famiglie con bambini con disabilità possono passare giornate di divertimento e relax in compagnia dei volontari della Fondazione. Un modo per fare il pieno di energie e ritrovare una dimensione di normalità nelle piccole e grandi avventure dell’estate.
“Sperimento la gioia del ritrovarsi con le famiglie: con tutte quelle che ho seguito è rimasto un bellissimo rapporto. Può capitare di non vedersi, ma ci si sente sempre con piacere, anche semplicemente scrivendoci qualche messaggio di tanto in tanto.
È bello vederli continuare nell’esperienza dell’Estate anche una volta che con la Fondazione il tempo dei loro soggiorni si è concluso, ad esempio organizzandosi con l’Associazione Amici di Paideia. Accorgermi di quanto si siano sentiti felici nel tempo che abbiamo condiviso mi emoziona molto.
“Ma il ritrovarsi di un progetto come l’Estate Paideia, per quanto mi riguarda” continua Lorella “non ha a che vedere solo con le famiglie. Anche le occasioni di incontro tra volontari sono preziosi momenti di gioia. I volontari che ho incontrato attraverso la Fondazione Paideia sono persone diverse tra loro, per età e abitudini. I ritmi delle nostre quotidianità non ci portano spesso a incrociarci, pur magari continuando a frequentare la Fondazione anche durante l’anno, e così, ogni volta che succede, è una festa e l’Estate resta la nostra occasione speciale d’incontro.
La soddisfazione del volontario per me è l’emozione tipica di quando ti butti a capofitto nelle cose: una settimana di vacanza, d’estate, sembra poco e invece è un mix di sensazioni intense, che vivi tutte d’un fiato e continuano poi a sprigionarsi nella quotidianità.” spiega Lorella.
“Quando torno a casa sono vuota e piena insieme: sono scarica, perché sono stanchissima, ma porto a casa ogni anno insegnamenti nuovi che mi arricchiscono. Non cambia se la famiglia è la stessa dell’anno precedente o è diversa, non cambia nemmeno se parto con lo stesso gruppo o con persone ancora da conoscere: ci sono sempre tante scoperte che tornano a casa con me.
Si tratta di sette intensi giorni di comunione e condivisione, in cui davvero si vivono le giornate in tutte le loro ventiquattro ore. Per avere un attimo per sé, bisogna alzarsi molto presto o andare a dormire molto, molto tardi! “ ride Lorella.
“Certo, si mettono in gioco e in comune anche sensazioni dolorose” continua a raccontarci “ la sofferenza delle famiglie viene percepita, ma quello che è più difficile spiegare all’esterno è proprio l’equilibro tra i quei sentimenti e l’apprezzamento comune del trovarsi lì insieme che si percepisce.
Le famiglie arrivano portando sulle spalle un anno molto pesante e per una settimana si diventa tutti una grande famiglia: si sente tangibilmente come il nostro aiuto sia a loro prezioso per rilassarsi e tutti noi cogliamo dal tempo con i bambini l’opportunità di tornare un po’ piccoli a nostra volta.
Per concludere Lorella si sofferma su quello che porta a casa con sé da ogni Estate.
“Io torno a casa con ogni volta un nuovo insegnamento sul giusto valore che hanno le cose, che, ho capito, è una consapevolezza da ribadirsi.
Io scelgo di essere volontaria, mi rendo conto che si tratta di una scelta personale, a me porta la gioia di essere utile a qualcuno.
Nella mia scatola dei ricordi dell’estate custodisco con cura i giochi con i bambini in spiaggia, la creatività sperimentata ogni volta in maniera nuova nei laboratori del pomeriggio, ma anche la fine di quelle lunghe e indimenticabili giornate, spalmando crema di cioccolato sul pane, chiacchierando con volontari di tutte le età.”