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IncluSì: tre giorni di grandi emozioni con il festival di Paideia

“Ci siamo chiesti a lungo se avesse senso fare un Festival che parlasse di disabilità, di inclusione, di futuro possibile. La vostra presenza e partecipazione è stata la più meravigliosa delle risposte. Non avremmo potuto festeggiare questi primi 30 anni in un modo migliore!”. Le parole di Fabrizio Serra, segretario generale di Paideia, sintetizzano il significato più profondo dei tre giorni di IncluSì.

Tre giorni densi di incontri e confronti in cui abbiamo raccontato storie, condiviso strumenti, focalizzato bisogni e sfide emergenti. Tre giorni nei quali abbiamo riunito una comunità di persone che condividono la necessità di affrontare le sfide che la disabilità porta con sé non soltanto come singoli, ma come collettività.

Abbiamo parlato di paradigmi in evoluzione, della necessità che siano tanti attori diversi a collaborare per realizzare un fine comune. Le sfide sono tante e sono affrontabili solo se il tema della disabilità è condiviso, se si cerca di lavorare insieme con un approccio partecipativo. Ci siamo chiesti come possiamo fare passi in avanti ma soprattutto abbiamo ragionato insieme su quali passi siano da fare, sentendoci parte di una comunità che si impegna per contribuire alla costruzione di una società più attenta ai bisogni di tutti.

Tutto è iniziato con le grandi emozioni che ci ha regalato Carmen Consoli, prima incontrando le famiglie al Centro Paideia e abbracciando tutti i suoi piccoli fan, e poi con lo splendido concerto al Teatro Carignano.

Nei due giorni seguenti tantissimi ospiti si sono alternati sullo stesso palco. Una pluralità di esperienze, professionalità e visioni che ci ha permesso di aprire a tanti temi.

Dopo mesi di lavoro sono stati divulgati i risultati dell’indagine condotta da BVA Doxa e Fondazione Paideia “L’impatto della disabilità sul sistema familiare”, che ha spaziato dall’istruzione, al lavoro, ai servizi socio-sanitari. Dati che ci hanno dato spunti di riflessione sui bisogni e sulle sfide che ogni giorno tante famiglie sono chiamate ad affrontare.

Abbiamo poi parlato di scuola, di una nuova visione di scuola. Una riflessione è uscita a gran voce: questo momento storico dovrebbe essere affrontato senza lasciarci prendere da facili etichette e definizioni, bensì capendo in profondità la ragione di ciò che accade per poter guidare i ragazzi verso nuove opportunità. Per vedere crescere una scuola che abbia cura delle persone, che sviluppi autonomia e pensiero critico. Abbiamo capito che l’inclusione non si delega ma si fa, con una collaborazione operativa, sostenendo la fiducia tramite lo scambio reciproco. Matteo Saudino, filosofo e insegnante, ci ha ricordato che “a volte lo diciamo che i ragazzi sono speciali, ogni ragazzo è un mondo a sé, bisogna capire e includere, ma una scuola a misura di persona dove l’apprendimento sia relazione è tutta da costruire.”

"Persone che credono nelle altre persone, che le valorizzano nei loro talenti, portando benefici all’intera comunità."

E quando la scuola finisce? I nostri ospiti ci hanno raccontato storie di progetti che creano opportunità di inclusione lavorativa rispondendo a quella domanda che tante famiglie si pongono: “E dopo?”. Persone che credono nelle altre persone, che le valorizzano nei loro talenti, portando benefici all’intera comunità.

Renzo Marcato, co-founder di Abile Job, ci ha citato un esempio. “Oggi ci sono circa 900 persone formate in Leroy Merlin Italia, parliamo del 10%. Questo zoccolo duro è diventato un grande zoccolo duro perché ha generato cultura. All’inizio di quest’anno abbiamo svolto formazione ad una settantina di persone già coinvolte in queste prime edizioni allargando su altre disabilità, cercando di diffondere delle buone prassi che riguardassero non solo l’autismo e la sindrome di Down ma anche le disabilità sensoriali, le sensibilità motorie e fisiche, la disabilità psichica.”

 

IncluSì: tre giorni di grandi emozioni con il festival di Paideia

Paolo Ruffini, attore e regista, ci ha raccontato con ironia la sua esperienza umana e professionale con lo spettacolo “Up & down”.  “Abbiamo normalizzato il terrore, la pandemia, la morte, la crisi, la camorra, la guerra e non diamo più per normali le parole positive. Quando sto con le persone con la sindrome di Down, danno per normali le parole positive. Non ho altro da dire. Io vivo e lavoro con le persone con sindrome di Down, perché il mondo mi sembra più bello, la vita mi sembra più interessante.”

"Bisogna sempre riuscire a fare nella vita quello che si riesce guardando quello che si ha e non a quello che non si ha."

Anche l’attore Ettore Bassi, che ha recitato nello short film “I nostri sogni” con 18 ragazzi con disabilità, ci racconta che “L’insegnamento che ne ho tratto è che bisogna sempre riuscire a fare nella vita quello che si riesce guardando quello che si ha e non a quello che non si ha. Loro me lo hanno insegnato.”

Abbiamo poi ascoltato narrazioni di caregiver, analisi della loro figura che si evolve e della società che segue sempre qualche passo indietro. Oggi i caregiver hanno un ruolo estremamente importante non solo per la famiglia, ma per la comunità intera. Possono diventare operatori culturali, promuovere uno sguardo nuovo verso la disabilità. Ma noi tutti, come società, dobbiamo costruire delle possibilità affinché i caregiver possano esprimere la loro identità, affinché un caregiver possa essere sì una madre o un padre, ma anche una donna, un uomo, un’amica, un amico, un professionista.

"Essere sibling presenta una zona d'ombra ma anche un sole che ti scalda non solo il viso ma anche il cuore."

Enrica Tesio, blogger e scrittrice, ha affrontato con leggerezza un tema forte come quello dell’amore. “Dicevamo che quest’amore è come un seme, un insieme di tutto. Si dice di solito che chi semina bene, raccoglie altrettanto bene. Si parla sempre molto poco di cosa succede tra la semina e il raccolto. Tra la semina e il raccolto, quello è lo spazio della cura. Abbiamo parlato già della cura ma è la parola centrale che unisce la fatica che merita di essere fatta all’amore.”

E l’amore ci traghettato verso tante storie diverse di siblings, storie di identità e autonomia. Non solo come cura dell’altro ma anche come cura di sé. “La possibilità particolare che mi ha dato l’essere sibling – ha raccontato Massimo Chianelloè stata quella di essere messo al centro dell’attenzione come sibling. Mi sono chiesto: ma perché? Non sono io quello che ha bisogno di attenzioni. (…)  Essere sibling presenta una zona d’ombra ma anche una sole che ti scalda non solo il viso ma anche il cuore.”

Abbiamo poi parlato di atleti, dell’importanza di essere definiti tali, dell’importanza di sentirsi parte di un gruppo definito da delle capacità sportive. Abbiamo ascoltato storie di sport e di sogni realizzati, e ci siamo confrontati su come è cambiata la comunicazione della disabilità negli anni, sui passi che dobbiamo ancora fare. Silvia Bruno, Presidente del Comitato Italiano Paralimpico Piemonte, ci ha raccontato diverse esperienze. “Ci sono moltissime famiglie che vedono ancora nello sport una chimera, da una parte, oppure un qualcosa che può fare paura, dall’altra. Magari hanno paura che il loro figlio o figlia possa avere delle difficoltà, possa magari staccarsi un po’ dalla famiglia che, per alcuni, è veramente difficile. Però negli anni abbiamo visto come tantissimi ragazzi con disabilità, facendo sport hanno migliorato la propria autonomia, la propria socialità.”

Abbiamo viaggiato per le strade di Torino in compagnia di Piero Chiambretti e Fiamma Satta e con il talk “Qualcosa è cambiato” ci siamo dedicati alla comunicazione tra tv, radio, social, interrogandoci su cosa sia migliorato nel tempo e cosa resti ancora da fare per comunicare la disabilità nel modo corretto. Ci siamo lasciati con una riflessione sulle parole, su quelle che amiamo e quelle che, anche se vengono usate con buone intenzioni, non vorremmo più sentire, perché etichettano. “Anche ‘speciale’ etichetta” – ha detto Martina Fuga, responsabile comunicazione Coordown. “Più mettiamo le persone sul piedistallo, più le teniamo lontane da noi. Quando ho smesso di usare quel termine per edulcorare una condizione, allora mi sono sentita libera”.
IncluSì: tre giorni di grandi emozioni con il festival di Paideia

Infine sul palco sono saliti i Terconauti, con tutto il loro entusiasmo. “Damiano ci ha insegnato a guardare le cose sotto un’altra prospettiva, quella delle possibilità. Abbiamo provato ad ascoltarlo sul serio e ci siamo accorti di quanta forza ci fosse in lui. Questo ci ha spinti a cercare quella forza anche in noi. Siamo riusciti a fare delle cose che mai avremmo creduto possibile, anche solo farlo andare a vivere da solo sembrava impossibile ma con il giusto supporto non lo è. Non importa quali siano i limiti che gli altri vedono in noi. L’importante è concentrarci sulle possibilità.”

I nostri ospiti hanno usato il dialogo, la fermezza, l’esperienza e a tratti l’ironia per farci riflettere. Parlando di una quotidianità fatta di piccole e grandi conquiste, di possibilità e non di limiti, hanno saputo far arrivare messaggi importanti. Grazie, grazie a tutti!

E poi ci siamo divertiti tantissimo con le attività in piazza, all’aria aperta! Abbiamo dato vita a colorate tavole sensoriali e creative costruzioni in legno, stimolando insieme l’immaginazione, abbiamo letto fantastiche storie e abbiamo giocato insieme agli atleti della boccia paralimpica!

Queste giornate cosí ricche le porteremo nel cuore per tanto tempo, e siamo davvero felici di averle condivise con tutti voi! Ringraziamo tutti coloro che hanno contribuito a rendere speciali questi momenti e a farci sentire che, tutto sommato, è sempre possibile per noi esseri umani scegliere quale visione del futuro vogliamo seguire e perseguire.

Grazie di cuore a tutti coloro che hanno partecipato, agli speaker che hanno scelto di farne parte, alle famiglie che sono passate a trovarci, ai volontari!

Grazie a chi ha creduto in questa sfida: 958 Santero Wines e Gruppo Fenera, gli sponsor tecnici Mercatò, Borgione, Treedom, Farmacia del Cambio, Graphic Days Torino, CulturAbile – Audiodescrizione e Sottotitolazione e Alatha Onlus – servizi e progetti per l’inclusione sociale.

Un ringraziamento speciale al Teatro Stabile di Torino, a Carmen Consoli, a Idee al lavoro e a Produzioni Fuorivia.

Grazie a tutti gli oltre 50 speaker che sono stati con noi: Alessandra Locatelli, Ministro per le disabilità; Andrea Tronzano, Assessore Regione Piemonte; Stefano Lo Russo, Sindaco Città di Torino; Guido Giubergia, Presidente Fondazione Paideia; Nicoletta Balbo, Assistant Professor di sociologia, Università Bocconi; Verena Caetano Da Silveira, Direttore esecutivo Malan Syndrome Foundation; Miriam Massone, Giornalista La Stampa; Valeria Reda, Senior Research Manager BVA Doxa; Chiara Saraceno, Sociologa e Honorary fellow presso il Collegio Carlo Alberto di Torino; Annalena Benini, Direttrice Salone Internazionale del Libro di Torino; Emilia Gibelli, docente e autrice di “La scuola è qualcuno che ti aspetta”; Roberto Grieco, psicologo e insegnante; Enzo Novara, ex professore Liceo M. D’Azeglio di Torino; Cristina Palazzo, giornalista La Repubblica; Anna Peiretti, autrice di libri per bambini e responsabile progetto “Libri per tutti”; Matteo Saudino, filosofo e insegnante; Enrica Baricco, socia fondatrice e Consigliera di Amministrazione della Cooperativa MagazziniOz; Don Andrea Bonsignori, fondatore BreakCotto; Marco Ferrando, direttore dei laboratori e delle testate del master in giornalismo “Giorgio Bocca”; Renzo Marcato, Co-founder Abile Job; Loredana Mazzotta, psicologa-psicoterapeuta Fondazione Paideia; Francesco Parenti, partecipante al progetto “FormidAbili” di (RI)GENERIAMO e Leroy Merlin, Paolo Ruffini, attore, regista e autore; Ettore Bassi, attore “I nostri sogni”; Franca Cassine, giornalista La Stampa; Riccardo Denaro, autore e regista “I nostri sogni”; Luca Nave, Segretario Generale FMRI; Ascanio, autore canzone originale “I nostri sogni”; Giovanni Ferrero, Direttore CPD – Consulta per le Persone in Difficoltà; Souad Maddahi, project manager; Cecilia Marchisio, Professoressa Associata di Pedagogia speciale e dell’inclusione Università degli Studi di Torino; Federica Vivarelli, giornalista Corriere della Sera; Fabrizio Zucca, psicologo-psicoterapeuta Fondazione Paideia; Enrica Tesio, blogger e scrittrice e Nicola Testa; Andrea Archinà, sibling; Daniela Cavallini, sibling; Massimo Chianello, sibling; Alessia Cinotti, Professoressa Associata di Didattica e pedagogia speciale Università Milano Bicocca; Andrea Dondi, psicologo-psicoterapeuta e autore di “Siblings – Crescere fratelli e sorelle di persone con disabilità”; Mauro Berruto, ex allenatore nazionale italiana di volley; Silvia Bruno, Presidente Comitato Italiano Paralimpico Piemonte; Silvia Garbarino, giornalista La Stampa; Carlotta Gilli, campionessa di nuoto paralimpico; Elena Grosso, responsabile attività sportive Paideia; Andrea Tron, papà di un atleta con disabilità; Piero Chiambretti, autore e conduttore televisivo; Fiamma Satta, giornalista e conduttrice radiofonica; Rossana De Michele, AD storielibere.fm; Martina Fuga, responsabile comunicazione Coordown; Pietro Galeotti, autore tv; Valentina Tomirotti (Pepitosa), giornalista e attivista; I Terconauti, Damiano Tercon, Margherita Tercon e Philipp Carboni.