Tutti noi ricorderemo il Natale del 2020 come il più particolare, forse. Il più solitario, il meno tradizionale, il più doloroso, purtroppo, per qualcuno.

Ma per noi, il Natale del 2020, sarà anche quello degli abbracci più veri.

Abbracci, avete capito bene. Quelli che ci mancano da troppo tempo, fisicamente, ma che abbiamo sentito, fortissimi, arrivare da ogni parte per dire ai bambini con disabilità e alle loro famiglie che non sono soli.

In tanti, insieme alla donazione effettuata, hanno scelto di lasciare un messaggio, per esprimere la loro vicinanza in un momento sicuramente difficile.

Come questo, ad esempio:

“Ogni cuore può raggiungere altri cuori, superando anche grandi distanze, di luogo e di tempo. Nessuno è solo. Spero che qualcosa del mio cuore possa essere un po’ con te, lì dove sei”.

Abbiamo recapitato alle famiglie i messaggi di donatori e volontari – oltre 2000 cartoline! – e ci siamo ritrovati in quell’abbraccio, in quella gratitudine che vogliamo estendere a tutti coloro che hanno scelto di donare, così come di dedicare un pensiero di vicinanza e affetto.

Grazie alla campagna di Natale appena terminata abbiamo raccolto 290.000 euro che serviranno per finanziare le attività di supporto per i bambini con disabilità e le loro famiglie al Centro Paideia. In un anno complesso come il 2020 è un risultato davvero emozionante, che ci fa sentire la fiducia di tante persone e la responsabilità di raccontarvi al meglio, nei mesi a venire, come proseguono le nostre attività. Come concretizzeremo questo contributo in ore di terapia, interventi di supporto psicologico, attività e momenti felici per i bambini, per i genitori, per i loro fratelli e sorelle.

Ecco, anche se il Natale è passato “qualcosa del mio cuore” è arrivato a destinazione, è presente, ci fa capire che anche un momento così difficile come quello che stiamo vivendo – un’emergenza sanitaria ed economica che non abbiamo mai conosciuto prima e che riguarda tutti noi – l’amore che possiamo offrire agli altri è la miglior risposta, forse l’unica davvero importante.

Grazie di cuore!

 

 

* fotografia scattata in occasione di un evento natalizio precedente all’emergenza sanitaria

Una delle parole chiave di questo periodo storico? Direi sicuramente ‘adattamento’”.

Abbiamo chiesto a Fabrizio Serra, direttore della Fondazione Paideia, di raccontarci l’anno da poco concluso e provare a delineare aspettative, bisogni e attività che segneranno il 2021.

Parto dall’adattamento perché ha caratterizzato il 2020 fin dai primi mesi, quando l’emergenza sanitaria ha costretto tutti noi a riprogrammare una nuova quotidianità”.

“Fin dai primi giorni come Paideia abbiamo sentito il bisogno di dire ai bambini con disabilità e alle loro famiglie ‘Non siete soli’, cercando di rispondere alle necessità più urgenti, talvolta drammatiche. Dalle nostre case abbiamo cercato di coinvolgere i bambini a distanza e ascoltare le fatiche e le preoccupazioni dei genitori, abbiamo fornito supporto economico, impegnandoci per cercare risorse e sostegni, per poi tornare in presenza, non senza preoccupazioni, ma rinforzati dalla certezza che il nostro posto era lì”.

Ognuno di noi, in questo periodo, è messo alla prova e si confronta con nuovi limiti, nuovi confini. “I limiti che abbiamo vissuto sono stati un’esperienza per certi tratti nuova, inaspettata, che ci ha permesso di riflettere sul fatto che siamo tutti soggetti fragili, esseri delicati sotto il profilo sanitario, ma soprattutto dal punto di vista delle relazioni e degli affetti. Riconoscere i propri limiti è una lezione che ci permette di entrare in empatia con le difficoltà delle persone che incontriamo, che accogliamo, che sosteniamo. Una lezione che ci porta a riconsiderare il tema dell’autonomia, nostra e delle persone che ci circondano, che ci aiuta a rivalutare abitudini che talvolta diamo per scontate. Una condizione che contribuisce a renderci più vicini a coloro che, nella loro esperienza, con certi limiti e fatiche si confrontano quotidianamente”.

Oggi il tema dell’adattamento resta attuale. “Dobbiamo confrontarci con una situazione che può mutare in fretta, con diversi sviluppi, e il nostro compito è sempre quello di rispondere velocemente e in maniera efficace ai bisogni raccolti dalle famiglie. Sicuramente di questo periodo così particolare ci porteremo anche dietro le attenzioni ricevute dagli stessi beneficiari dei nostri progetti: genitori, che, ad esempio, ci hanno chiesto più volte ‘ma voi, come state?’. Ecco, il rapporto con le famiglie che seguiamo direttamente è cruciale, per la relazione che ci permette di essere in ascolto e interpretare le necessità che si presentano”.

Accanto alle nuove sfide portate dall’emergenza sanitaria – continua – ci sono bisogni emergenti che si affacciano. Penso ad esempio agli adolescenti e giovani adulti con disabilità, alla necessità di spazi e occasioni pensate per loro, così come il supporto ai loro genitori, fratelli e sorelle. Un esempio pratico di come abbiamo provato a rispondere è il percorso su affettività e sessualità, ma anche il lavoro di progettazione per offrire attività dedicate a questa fascia di età”.

Tra i punti di forza da sottolineare c’è la risposta dei donatori. “Sia nel momento del lockdown, che in quello immediatamente successivo e nel periodo natalizio, abbiamo ricevuto una grande risposta da tanti sostenitori: abbiamo percepito fiducia e grande generosità. Non è affatto scontato: molte persone hanno scelto di dedicare attenzione a chi si è ritrovato in difficoltà e ognuno di loro ha fatto la differenza nella vita di un altro. La particolarità di questo momento storico è che può mettere in crisi anche persone che non avevano sperimentato specifiche fragilità economiche fino ad oggi. Per questo dobbiamo ringraziare chi ha scelto di sostenere i bambini e le famiglie che incontriamo ogni giorno”.

Che cosa dobbiamo aspettarci per il 2021? “All’emergenza sanitaria, da mesi, si affianca un tema di emergenza economica, è probabile che quest’anno vedremo i primi esiti della crisi, che rischia di colpire duramente molte famiglie. Accanto a questo tema c’è la necessità di usufruire di occasioni di svago, socializzazione e incontro. Le attività di riabilitazione e le attività sportive per i bambini con disabilità proseguono in presenza al Centro Paideia, ma ciò che manca è il gruppo, così come la possibilità di realizzare quotidianamente il valore dell’inclusione con attività aperte a tutti”.

Nel corso dell’anno passato – conclude – abbiamo seguito oltre 600 bambini, di fatto raddoppiando il numero di beneficiari dal 2018. In un momento così delicato sentiamo particolarmente la responsabilità del nostro lavoro, anche per la fiducia che raccogliamo dai donatori: per questo dobbiamo essere capaci di incrementare la nostra capacità di risposta per le famiglie, fornendo un aiuto sempre più in linea con le aspettative e i bisogni emergenti”.

 

Per sostenere i bambini e le famiglie che incontriamo ogni giorno:

 

* fotografia scattata in occasione di un evento precedente all’emergenza sanitaria

Sessualità e disabilità: perché è importante parlarne? Lo abbiamo chiesto a Silvia Mascolo, psicologa, psicoterapeuta e sessuologa che con il collega Guido Leonti ha iniziato a collaborare con Paideia per offrire occasioni formative e uno sportello sessuologico dedicato alle famiglie di bambini e ragazzi con disabilità.

Ho cominciato a interessarmi al tema sessualità applicato al mondo della disabilità – racconta Silvia – dopo aver concluso il master in sessuologia. Io e il collega Guido abbiamo cominciato a elaborare progetti sul tema e quando Paideia ha espresso interesse verso l’argomento, lo scorso anno, abbiamo strutturato una collaborazione per rispondere ai bisogni raccolti tra le famiglie”.

Sempre più genitori, infatti, chiedono un sostegno nell’affrontare il tema della sessualità. “Abbiamo strutturato degli incontri divulgativi, di cui l’ultimo a inizio novembre, come occasioni in cui cercare di rispondere alle domande più frequenti e ai timori dei genitori. L’obiettivo principale è di costruire un dialogo attorno all’argomento della sessualità applicato alla disabilità. Parliamo di due mondi complessi e multisfaccettati: la disabilità, con le sue sfide, e la sessualità, intesa come aspetto imprescindibile dall’essere umano. Risulta impossibile parlare di sessualità senza che questo susciti profonde emozioni, talvolta contrastanti, e questo rende molto delicato occuparsi dell’educazione sessuale dei figli, a tutti i livelli di sviluppo. Parlarne ci costringe a interrogarci sui valori che attribuiamo alla nostra idea di sessualità. Ci tocca nel profondo”.

L’altro obiettivo – continua Silvia – è quello di rassicurare i genitori rispetto al loro ruolo. Nei nostri incontri cerchiamo di mettere in luce tutte le paure e le credenze che impediscono di rispondere alle domande. Un tabù, ad esempio, riguarda l’opportunità di fare educazione sessuale con un ragazzo disabile: c’è paura di incentivarne la vita sessuale, di istigarlo. L’altra credenza è che la sessualità non riguardi i ragazzi disabili: questo è molto presente nella società e, quindi, può influenzare anche le famiglie. La sessualità riguarda ciascuno di noi e una buona educazione sessuale incoraggia i giovani ad adottare scelte più sicure e consapevoli, limitando l’esordio di comportamenti problematici e fornendo preziosi strumenti di lettura del mondo, delle relazioni e di sé stessi”.

I genitori, spesso, portano l’idea che del tema debba occuparsene un esperto. “Si pensa che si debbano avere tutte le informazioni sul tema e che non si debba mostrare imbarazzo. Al di là delle informazioni di base riguardanti la sessualità l’aspetto aggiuntivo, realmente prezioso, è la relazione educativa. L’azione educativa non consiste semplicemente nel trasmettere informazioni su questi argomenti, ma piuttosto mira a promuovere l’acquisizione di competenze che aiuteranno i ragazzi a far fronte alle diverse situazioni. Ad esempio, sviluppando la capacità di riconoscere le loro emozioni, fidarsi dei messaggi del corpo, dire di no e affermare se stessi, sviluppare una rete di persone fidate, conoscere i modi di esprimere la sessualità in modo gratificante e sicuro”.

Il senso dell’intervento, dunque, è quello di promuovere un’educazione sessuale in cui ognuno fa la propria parte. “Siamo tutti partecipi e nessuno è solo. Tutti hanno il loro ruolo: c’è Paideia, c’è l’educatore, c’è il genitore. È importante stabilire un patto di reciproca fiducia, perché non trasmettiamo solo informazioni, ma condividiamo significati. Proponiamo ai genitori con cui entriamo in contatto una mappa della sessualità che va oltre la genitalità, alla quale è spesso confinata ma che racchiude tutte le dimensioni della persona (biologica, emotiva, psicologica, morale, religiosa, sociale e culturale). Tramite la sessualità e l’affettività costruiamo la nostra identità, conosciamo la nostra mente e il nostro corpo, la mente e il corpo altrui, ci situiamo nel tempo sviluppando una storia di vita, facciamo progetti, creiamo significati, esploriamo il dare e ricevere piacere, la creazione di significati condivisi, la relazione, la complicità, il gioco. Una sessualità tridimensionale”.

Nei nostri incontri raccogliamo paure, pensieri, strategie dei genitori che magari si sono trovati ad affrontare stesse situazioni con cui altri si stanno confrontando. Spesso ci chiedono “quand’è il momento giusto” e noi proviamo a spostare l’attenzione sul ragazzo o la ragazza: a che punto è della sua scoperta? Cosa sta vivendo lui oggi rispetto alla sessualità? Ci sono ragazzi che a parità di età portano sfide e visioni completamente diverse: chi è alle prese con l’eccitazione della pubertà e chi considera già aspetti più complessi come il corteggiamento dell’altro sesso. Dobbiamo saperci mettere in ascolto, con empatia e passione, per comprendere gli aspetti salienti della sessualità per la persona che abbiamo davanti”.

Nelle famiglie – conclude Silvia – si parla poco di sesso. Alcuni genitori ci restituiscono di aver colto l’importanza di superare i propri tabù personali nella sessualità per impostare un percorso con i loro figli. I giovani con disabilità hanno il diritto di avere le giuste informazioni e interlocutori di fiducia che li aiutino a sviluppare le competenze necessarie per costruire una vita affettiva più ricca e sicura. Perché amare è un diritto di tutti”.

Anche nel 2020, grazie alla collaborazione con Assifero (associazione nazionale delle Fondazioni ed Enti filantropici italiani), la Fondazione Paideia è una delle sedi attuative di progetto per il Servizio Civile.

Daniela, Costanza, Martina e Marilena sono le quattro volontarie che nel corso dell’anno hanno prestato servizio in Paideia per un totale di 3700 ore: una presenza di supporto preziosa per le attività a favore dei bambini e delle famiglie che incontriamo ogni giorno.

“Ho conosciuto Paideia – ci racconta Daniela – durante una conferenza in cui il direttore Fabrizio Serra ha raccontato il lavoro della Fondazione e ha parlato di Family Centered Care. La presentazione mi ha colpito e ho scoperto che si trattava dell’applicazione di un principio che avevo studiato durante il mio percorso universitario, ovvero che la cura di un minore deve guardare anche al suo nucleo famigliare perché un bambino sta bene se anche la sua famiglia sta bene”.

“In quel periodo ero alla ricerca di un’esperienza formativa sia dal punto di vista personale che professionale: da una parte mi sentivo ancora inesperta con tante cose da imparare – avevo la necessità di imparare dai più grandi – e dall’altra volevo dare, mettere al servizio degli altri le mie conoscenze e la dedizione che sentivo nei confronti dei più piccoli. Il servizio civile in Fondazione Paideia mi sembrava il giusto modo per conciliare queste due forze”.

“Quando sono arrivata – continua Daniela – mi sono trovata a confrontarmi con un contesto ben organizzato, dove ognuno sapeva bene cosa fare. Avevo già fatto altre esperienze lavorative in organizzazioni più o meno strutturate, qui ho sentito la responsabilità di inserirmi e trovare il mio posto per permettere a tutti di continuare a lavorare nel migliore dei modi. Nell’approccio alla disabilità sicuramente avevo più esperienza con la disabilità cognitiva, quindi mi trovavo con meno strumenti per confrontarmi con la disabilità fisica e questo ha rappresentato un aspetto nuovo, che mi ha portata a mettermi in gioco”.

L’emergenza sanitaria, arrivata poco tempo dopo l’inserimento, ha rappresentato un ostacolo per la partecipazione alle attività. “Il lockdown ha ovviamente portato anche noi a lavorare a distanza, ma i limiti che la pandemia ci ha imposto hanno dato più valore agli obiettivi portati a termine”.

In estate, per le volontarie del Servizio Civile, c’è stato modo di partecipare alle attività di vacanza per le famiglie organizzate a Orsolina 28. “Tra tutte le esperienze vissute – spiega Daniela – le due settimane accanto alle famiglie sono state sicuramente tra le più significative. Essere lì mi ha permesso di avere una visione della famiglia non solo con il suo carico di fragilità e di necessità, ma anche come portatrice di risorse in grado di aiutare se stessa e gli altri. Penso ad alcuni genitori in particolare e alla loro forza, esempio di resilienza per gli altri, ma anche ai siblings, fratelli e sorelle di bambini con disabilità”.

“Al ritorno al Centro, con la riapertura, ci siamo dedicate anche all’accoglienza dei bambini con disabilità e delle famiglie. Abbiamo sentito la responsabilità di trasformare un momento magari stressante per il bambino, come il misurare la temperatura o igienizzare le mani, in momento accogliente: un’occasione per uno scambio, per un sorriso. È stato bello sentire che alle famiglie questo ha fatto piacere”. 

“La cosa che più porterò con me nel mio lavoro futuro – conclude Daniela – sarà un modello che apre lo sguardo non solo al bambino con disabilità ma alla sua famiglia e alla società in cui vive. Questa, infatti, può non solo imparare a farsi contenitore dei bisogni, ma anche crescere ed evolversi dall’incontro e dal rispecchiamento nell’altro e dal superamento, insieme, delle difficoltà reciproche”.

Grazie, a nome di tutti i bimbi e le famiglie, per il vostro aiuto e la vostra presenza!

Aggiornamento 27 luglio 2021

Operatori museali e disabilità, progetto nato nel 2011 dalla collaborazione tra Fondazione Paideia e Fondazione CRT, anche per quest’anno conferma la proposta di attività formative rivolte agli operatori dei servizi museali, al fine di promuovere la cultura dell’accoglienza e dell’inclusione dei visitatori con disabilità, dal punto di vista relazionale e comunicativo prima ancora che strutturale.

Anche nell’edizione 2021 la possibilità di partecipare ai corsi viene estesa agli operatori di altri servizi del mondo della cultura, come biblioteche, teatri, associazioni culturali.

Nel periodo compreso tra gennaio e settembre 2021 verranno realizzati 4 corsi di base, percorsi formativi ormai consolidati negli obiettivi e nelle modalità formative, organizzati con una formula intensiva che prevede l’impegno di tre giornate consecutive al fine di favorire la partecipazione degli operatori che provengono da fuori Regione. Dal 2020, in considerazione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19, è stata introdotta anche la formula on-line.

I corsi che si svolgono in presenza hanno luogo a Torino presso la sede del Centro Paideia in via Moncalvo 1; i corsi online sono erogati con modalità sincrone attraverso l’utilizzo della piattaforma Zoom. In tutte le edizioni l’ultima giornata di formazione offre l’opportunità per i partecipanti di confrontarsi direttamente con le testimonianze di operatori museali che hanno frequentato i corsi nelle annualità precedenti del progetto. Grazie alla preziosa collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema, caso esemplare di accessibilità museale sul panorama torinese, è inoltre possibile prendere parte ad una visita guidata (reale o virtuale) finalizzata al “racconto” delle buone pratiche rivolte all’inclusione.

Al termine del corso, la cui iscrizione è gratuita, verrà rilasciato un attestato di partecipazione a chi avrà frequentato ad almeno i 2/3 del monte ore previsto.

Dietro richiesta specifica di enti museali/culturali interessati a coinvolgere massivamente il proprio personale, si sottolinea che il progetto prevede la possibilità di consulenza per la progettazione e la realizzazione di attività formative specifiche presso le proprie realtà locali, modulando monte ore e modalità organizzative secondo esigenze formative particolari.

Inoltre, ad integrazione della proposta dei corsi base, a partire già dal mese di gennaio 2021 verranno realizzati seminari e laboratori di approfondimento su alcune tematiche peculiari, come la Lingua dei Segni Italiana, le Storie sociali, la Progettazione di Attività Didattiche Inclusive, le Disabilità intellettiva e l’Autismo, la Comunicazione Aumentativa e Alternativa. Tali attività, al cui termine verrà rilasciato un attestato di partecipazione, sono rivolte a coloro che hanno già partecipato in passato ai corsi di base. Prevedono una quota di iscrizione, come indicato nel programma specifico, e saranno svolte presso il Centro Paideia a Torino.

In considerazione dello stato di incertezza relativo alle tempistiche e alle modalità di apertura al pubblico dei musei e delle altre realtà culturali, strettamente connesso alla situazione epidemiologica da Covid-19, il workshop itinerante è temporaneamente sospeso per l’edizione 2021. Si tratta di un’attività formativa che – in virtù dell’elevato livello di interattività all’interno delle realtà culturali ospitanti e di socializzazione tra i partecipanti – richiede necessariamente l’erogazione in presenza. Sarà, dunque, possibile presentare la propria candidatura nell’anno 2022, secondo tempi e modalità che verranno definiti prossimamente.  

 

CORSI DI BASE 2021

La partecipazione alle attività formative è gratuita, previa iscrizione con la compilazione del form on line dedicato. Si precisa che il corso verrà attivato al raggiungimento del numero minimo di iscritti (numero massimo di partecipanti: 25).

SCARICA IL PROGRAMMA COMPLETO DEI CORSI DI BASE

 

SEMINARI E LABORATORI 2021

NB: Per partecipare ai seminari di approfondimento è necessario aver frequentato il corso base.

L’iscrizione ai seminari e ai laboratori, che prevede una quota di contributo alle spese di realizzazione, avviene attraverso la compilazione del form on line. Si precisa che ciascuna attività formativa verrà attivata al raggiungimento del numero minimo di iscritti.

 

Per ulteriori informazioni è possibile scrivere a formazione@fondazionepaideia.it o telefonare al 346-2542719.

 

QUI I CORSI 2022

N.B. La proposta formativa e le modalità di erogazione potrebbero essere soggette a variazioni in relazione all’evoluzione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19. Tutti gli aggiornamenti sono pubblicati su questa pagina.

Il Gruppo CRC, a cui Fondazione Paideia aderisce da diversi anni, celebra il suo ventennale e pubblica l’11° Rapporto CRC in occasione della giornata internazionale dell’infanzia e dell’adolescenza, in un momento in cui è in corso la seconda ondata pandemica che sta portando tutte le regioni italiane verso nuove restrizioni.

L’11° Rapporto CRC non ci consegna solo una retrospettiva di questi due decenni rispetto ai passi avanti che sono stati fatti e sui ritardi che ancora permangono, ma allarga quindi lo sguardo sull’impatto della pandemia in corso che ha portato alla luce, aggravandole e dilatandole, le criticità monitorate nel corso degli anni. Nelle raccomandazioni rivolte alle istituzioni competenti si esplicita invece l’auspicio che da questa crisi si possa ripartire con una consapevolezza ritrovata rispetto alla centralità e necessità di investire sui ragazzi e ragazze.

Il rapporto è disponibile qui

Tecnologie digitali per la comunità fragile” è il tema al quale Fondazione ASPHI Onlus dedica la dodicesima edizione di HANDImatica.

In un contesto nel quale le persone con disabilità e fragilità hanno subìto le forti conseguenze del Covid-19, ASPHI riparte dai suoi 40 anni di esperienza raccontando e promuovendo nuovi percorsi di inclusione e cura, attraverso l’utilizzo consapevole delle tecnologie digitali.

L’edizione 2020 di HANDImatica tiene in considerazione il momento attuale e si trasforma in evento online accessibile, ricco di convegni e spazi espositivi, che si rivolge al mondo del lavoro, della scuola e del terzo settore.

Nell’edizione 2020 di HANDImatica ci sarà spazio anche per i libri in simboli della Comunicazione Aumentativa e Alternativa: giovedì 26 novembre alle 17, infatti, è in programma l’intervento a cura di Fondazione Paideia e Fondazione per la Scuola, nell’ambito del progetto Riconnessioni. L’evento sarà anche l’occasione per promuovere “CAA: risorse e strategie”, l’iniziativa formativa lanciata nei giorni scorsi e disponibile su caa.riconnessioni.it.

Per iscriversi gratuitamente e per il programma dettagliato: https://www.handimatica.com/programma-2020/

Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo e Fondazione Paideia continuano il loro percorso di collaborazione, avviato nell’ambito di Riconnessioni, realizzando un progetto di formazione gratuita sulla Comunicazione Aumentativa e Alternativa (CAA) e i libri in simboli.

È disponibile, online, infatti, “CAA: risorse e strategie”, corso di formazione gratuita per insegnanti, educatori e famiglie. L’iniziativa è rivolta a chi voglia acquisire competenze sull’utilizzo dei simboli CAA per la realizzazione di testi accessibili ai bambini con bisogni comunicativi complessi (che possono caratterizzare, ad esempio, i disturbi dello spettro autistico), strategici per l’accessibilità della lettura, lo sviluppo lessicale e l’apprendimento linguistico, oltre che per facilitare gli scambi comunicativi.

Il corso “CAA: Risorse e Strategie” è on line sul sito caa.riconnessioni.it ed è strutturato in otto lezioni così organizzate:

L’obiettivo del progetto formativo è quello di estendere l’impiego della Comunicazione Aumentativa e Alternativa anche al di fuori dello stretto ambito riabilitativo. I libri in simboli della CAA rappresentano una risorsa preziosa per avviare processi di inclusione nel gruppo classe; inoltre, la condivisione di storie e “altre scritture” è un punto di forza per una comunità.

Quella tra Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo e Fondazione Paideia – dichiara Ludovico Albert, Presidente Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo – è un’alleanza strategica che mostra come il digitale rafforzi una scuola inclusiva e davvero per tutti. La tecnologia digitale non è solo connessione, ma anche relazione, cioè maggior collaborazione nelle classi e accesso alla lettura e ai libri anche ai bambini più fragili dal punto di vista comunicativo e linguistico”.

Condividiamo con Fondazione per la Scuola l’attenzione verso chi vive situazioni di fragilità e siamo molto contenti – racconta Fabrizio Serra, direttore della Fondazione Paideia – perché questa collaborazione testimonia l’impegno e l’interesse a promuovere percorsi di inclusione. Lavoriamo ormai da alcuni anni sul tema della Comunicazione Aumentativa e Alternativa e speriamo di poter contribuire, attraverso questa iniziativa, alla creazione di contesti sempre più attenti ai bisogni di tutti”.

Il corso di formazione gratuito “CAA: Risorse e Strategie” è stato realizzato da Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo e Fondazione Paideia, nell’ambito del progetto Riconnessioni, in collaborazione con l’agenzia torinese Conversa.

Per maggiori informazioni: caa.riconnessioni.it