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A settembre di quest’anno il Museo Egizio ha concluso un ampio progetto di accessibilità, realizzato con un investimento di 499.767 euro nell’ambito del PNRR, Missione 1 “Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura” per rimuovere barriere fisiche e cognitive e promuovere un’esperienza museale inclusiva.
Avviato nel giugno 2023, dopo un periodo di ricerca e gestazione di un anno, il progetto è stato realizzato da un gruppo di lavoro interdipartimentale del Museo Egizio, in stretta collaborazione con diverse realtà del territorio torinese, coinvolgendo attivamente stakeholder, associazioni di persone con disabilità visive e uditive (UICI di Piemonte e Torino, Istituto dei Sordi) e Fondazione Paideia, in riferimento a persone con bisogni comunicativi complessi.
Tra le novità che i visitatori trovano nelle sale del Museo Egizio ci sono numerosi strumenti: 30 pannelli tattili, ciascuno dotato di audiodescrizione; un modello in legno del Palazzo ex Collegio dei Nobili (sede del Museo) per poter restituire anche la ricchezza dell’edificio barocco; due guide per la visita – disponibili gratuitamente in biglietteria – in simboli della Comunicazione Aumentativa Alternativa e tre supporti in leggere facile; una Storia sociale, online sul sito del Museo, per consentire di prepararsi all’esperienza di visita e, non da ultimo, uno “Spazio Tranquillo”, stanza insonorizzata dedicata a chi avesse necessità di decompressione lungo il percorso museale, e la traduzione in LIS e IS dell’intera audioguida su webapp.
“Il primo passo è stato immedesimarci nella complessità dell’esperienza del visitatore al Museo Egizio: una complessità che riguarda lo spazio fisico ma anche il difficile approccio ad un contenuto informativo molto esteso e denso”, dichiara Anna Peiretti, responsabile del progetto Libri per tutti per Fondazione Paideia.
“Lo spazio della visita al Museo Egizio è sovraffollato; c’è confusione, spesso il rumore è forte. Abbiamo quindi cominciato con il riconoscere e decifrare le barriere comunicative presenti, quelle più superficiali e quelle profonde, magari nascoste… nei testi.”
Una barriera comunicativa riguarda innanzitutto la relazione tra le persone, è ciò che si presenta come ostacolo alla fruizione delle informazioni e alla loro comprensione e si riflette nella negata possibilità di porre domande ed esprimere i propri bisogni, creando esclusione dalla partecipazione ad un’esperienza culturale. “Siamo ricorsi alla comunicazione aumentativa alternativa, una pratica di ricerca clinica che attua strategie e ricorre a strumenti di compensazione in persone con bisogni comunicativi complessi.”
La prima azione è stata semplificare: “Il nostro è stato un lavoro di riscrittura dei testi, secondo le indicazioni dell’ EASY TO READ (documento promosso da “Inclusion Europe” _ Associazione europea di persone con disabilità intellettiva e le loro famiglie), dal 2007.” , racconta Anna Peiretti.
La seconda azione è stata la traduzione, in questo caso nei simboli Widgit (simboli della Comunicazione Aumentativa Alternativa), con i quali la parola è trasposta in un pittogramma.
La terza è stata la facilitazione, con la progettazione di strumenti e nuovi supporti per la visita.
“Anche le immagini sono state oggetto di traduzione”, racconta Cecilia Rubertelli, responsabile della Biblioteca per l’Inclusione Paideia. “Abbiamo realizzato tre schede in ‘Leggere facile’ in formato PDF interattivo, su tre temi importanti per il Museo Egizio: il villaggio di Deir-el Medina, la vita attorno al Nilo, il viaggio dei morti.” Il loro utilizzo può essere considerato flessibile: possono essere utilizzate prima o dopo la visita per approcciarsi ai contenuti in maniera organizzata, oppure fungere da materiale di studio a disposizione degli insegnanti.
Tutte le schede sono scaricabile dal sito del Museo Egizio a questo link: https://www.museoegizio.it/info/accessibilita
Il lavoro di formazione con il gruppo di operatori culturali del Museo si è poi focalizzato sull’esperienza della visita per persone con disabilità cognitiva e/o disturbo dello spettro autistico. Partendo da loro abbiamo immaginato una temporalità della visita al museo egizio. “Che sia un alunno o un bambino in visita con la sua famiglia esisterà sempre un PRIMA della visita, UN DURANTE la visita e un DOPO la visita. Il prima ha a che fare con la PREPARAZIONE di una giornata diversa dalla routine scolastica o familiare di una persona con determinate caratteristiche di funzionamento. Questo cambiamento richiede un’adeguata anticipazione del luogo dell’esperienza, nonché dei tempi in cui il tutto avviene e del ‘che cosa’ si andrà a fare”, racconta Gianluca Solito, psicologo e analista del comportamento di Fondazione Paideia.
A questo proposito è stata elaborata una storia sociale, con l’obiettivo di aumentare la partecipazione delle persone con disturbo dello spettro autistico: “La storia sociale si presenta con una serie di schede ognuna con una o più fotografie e un testo che riprende quello che si vede nelle foto e lo espande. L’obiettivo è illustrare ma anche portare il visitatore ad anticipare quello che sarà lo scenario in cui si trova immerso.” La storia sociale permette quindi di prepararsi alla visita, soffermandosi ma aiuta anche a ricollegarsi con il dopo, supportando il racconto dell’esperienza ed altre persone come genitori, amici e insegnanti.