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I Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) sono disturbi del neuro-sviluppo che influenzano la capacità di leggere, scrivere o calcolare in modo corretto e fluente. I bambini con questo tipo di difficoltà hanno intelligenza ed elaborazione sensoriale nella norma, ma presentano difficoltà significative in uno o più ambiti dell’apprendimento scolastico, come lettura (dislessia), scrittura (disortografia e disgrafia) e calcolo (discalculia).
Parlando di DSA si fa riferimento alla modalità attraverso cui il cervello elabora specifiche informazioni, quindi una caratteristica propria del singolo individuo che lo accompagnerà nel corso di tutta la vita.
In una recente intervista al settimanale Corriere Salute, la logopedista Arianna Viotti e lo psicologo e psicoterapeuta Fabrizio Zucca, due specialisti che operano in Paideia, hanno parlato dell’importanza di riconoscere nei bambini e nelle bambine i possibili segnali di DSA già in età prescolare. Saper leggere i campanelli d’allarme è fondamentale per poter intervenire in modo tempestivo e fornire di conseguenza al bambino gli strumenti che favoriscano un migliore adattamento scolastico.
«Esistono tre fattori di rischio che, secondo le evidenze scientifiche, espongono il bambino a una maggiore probabilità di manifestare un DSA, già durante la scuola dell’infanzia» ha spiegato Arianna Viotti alla giornalista Valentina Rorato. «Bisogna fare attenzione in caso di presenza di un disturbo del linguaggio in età prescolare; infatti, i bambini di 5 anni che cadono in una delle abilità linguistiche e mantengono questa difficoltà fino agli 8 anni, hanno un’alta probabilità di sviluppare un DSA. Poi il sesso maschile e la familiarità».
A seconda della fascia d’età, esistono delle abilità alle quali si può prestare particolare attenzione. «Alla scuola dell’infanzia sono campanelli d’allarme il bambino che fa fatica a concentrarsi, a rimanere attento, a controllare la propria impulsività o ad orientarsi nel tempo e nello spazio», continua la logopedista. «Poi bisogna prestare attenzioni alle abilità meta-fonologiche, che sono legate alle abilità linguistiche e che permettono al piccolo alla fine della materna di iniziare a capire che le parole sono composte da dei suoni e che con questi suoni ci si può fare qualcosa. Sono competenze, però, che non vengono acquisite fisiologicamente ma sono strettamente legate a ciò che noi insegniamo; quindi, è molto importante che vengano stimolate durante l’ultimo anno della scuola dell’infanzia».
Avere chiari i segnali di alert e intervenire in modo precoce aiuta il bambino non solo nel suo percorso di apprendimento, ma anche nel processo di riconoscimento del disturbo all’interno del contesto scolastico e familiare.
Come evidenziato da Fabrizio Zucca: «La ricaduta di questi problemi, se non letti correttamente, può comportare l’idea che sia un bimbo svogliato, che non ha voglia, che disturba. Questa dinamica di etichettamento sociale rischia di isolarlo sia all’interno della classe sia a livello della dinamica familiare, perché abbiamo un bambino che sembra che non abbia voglia di fare una cosa invece è in grande difficoltà».
Arrivata l’età utile per poter effettuare una diagnosi – la seconda elementare per dislessia, disortografia e disgrafia, mentre si deve attendere la terza elementare per una diagnosi di discalculia – viene fatta una valutazione cognitiva e una valutazione logopedica, alla quale può aggiungersi una valutazione neuropsicomotoria.
Di fronte a una diagnosi di DSA si individua il trattamento riabilitativo più adatto. In caso di disgrafia ci si concentra sul gesto grafico con il neuropsicomotricista, mentre se il bambino ha una dislessia o una disortografia si lavora con il logopedista sulla velocità e la correttezza nella lettura o sulla correttezza ortografica nella scrittura. Tutto ciò affiancato a un trattamento abilitativo che fornisce al bambino delle strategie da mettere in pratica nella sua vita scolastica.
Proprio ai Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) Fondazione Paideia ha dedicato una serata informativa rivolta ai genitori lo scorso febbraio. L’appuntamento si inserisce all’interno degli incontri e delle attività sviluppate per diffondere consapevolezza e promuovere una cultura dell’inclusione, con attenzione specifica a bambini con disabilità e alle loro famiglie.
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