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L’arrivo della pensione ha coinciso con un nuovo tempo per Doriana, quello da volontaria.
“Una nuova me, una nuova fase della mia vita, che mi ha fatto rimettere in gioco e rivedere me stessa e la mia vita” racconta sorridente.
Doriana è una volontaria Paideia dal 2010: prima conosceva la Fondazione dai racconti di un’amica e collega. “La stimavo molto e ne ammiravo l’impegno. Ma non è stato solo questo a colpirmi. Quando tornava in ufficio il giorno dopo essere stata in Fondazione, era piena di carica ed entusiasmo. Per non parlare di quando rientrava dopo i soggiorni estivi, era come illuminata. Il suo sguardo me lo ricordo ancora!”
Così, un po’ per curiosità, Doriana ha cominciato lei stessa a fare la volontaria, accompagnando la sua amica, diventata ex-collega. “Mi sono trovata subito benissimo in Fondazione e la prima cosa di cui mi sono resa conto è l’incredibile carica dei bambini, a cui spesso non badiamo, e che invece in situazioni di difficoltà li rende capaci di tirare fuori una forza davvero sconvolgente e…travolgente!”
“Di certo viverla durante la pensione mi ha agevolata relativamente alla questione tempo: ne ho potuto mettere a disposizione parecchio e, anzi, quando i volontari sono diventati davvero tanti , con il passare degli anni, mi ha quasi stupito avere meno da fare in Fondazione. Non penso mai al fatto che avrei potuto cominciare prima, in fondo a me è andata bene così. Ognuno con il volontariato ha una storia sua. Per esempio ci ho messo un po’ a decidermi di partire per la prima settimana di Estate Paideia, la paura di non essere all’altezza è una cosa che c’era e ancora un po’ resta, è difficile liberarsene.
Una cosa che aiuta molto è proprio il confronto, la bellezza del confronto in particolare con i volontari con un’età molto diversa dalla tua, nel mio caso i giovanissimi… Alla fine, infatti, sono partita per l’Estate Paideia e questa estate farò non una, ma due settimane! Viverla alla mia età, viverla da mamma, è sicuramente diverso dal fare il volontario quando sei più giovane e spensierato. Ognuno ha il suo momento, ma il confronto con un gruppo misto è davvero utile.
In Fondazione poi sto benissimo, ci si sente davvero coccolati, e, anche se la mia famiglia non è direttamente coinvolta nel volontariato, beneficia di quest’aria e di quest’atmosfera.
Io credo che, con il volontariato, bisogna provare. Oggi io non riesco più a farne a meno, è una cosa che mi riempie di carica e mi restituisce molto più di quello che io posso dare. Non posso dire che vivo il volontariato come un impegno nella mia settimana, non è così. È piuttosto una cosa di cui sento il bisogno nella mia vita, una ricarica emotiva. Serve a rendersi conto che non esisti solo tu, ci sono anche gli altri. Ci sono esperienze diverse e persone diverse. Io parlo spesso della mia esperienza con la Fondazione e spesso intorno a me mi viene detto: “Ma come fai?!” In realtà è una cosa normale, naturale. Il più davvero è cominciare. E secondo me, di cominciare vale davvero la pena: per l’atmosfera che ti accoglie in Fondazione, per i tanti volontari che trovi, per come ti fa sentire bene, per come ti fa accorgere della realtà degli altri, del fatto che si può dare una mano e scoprirsi anche diversi da come ci credevamo, spesso più contenti.”