Ricerche suggerite
Risultati ricerca
News e storie
“Il bello del nostro lavoro è cercare di cucire addosso a ogni famiglia e a ogni bambino il proprio percorso, perché i bisogni e le aspettative sono molto diverse. È un lavoro un po’ sartoriale, non si può immaginare qualcosa che vada bene per tutti, devi metterti in ascolto e tessere il percorso insieme.”
Federica Liscio è in Paideia dal 2005 e, come educatrice professionale, ha iniziato occupandosi delle attività ricreative e dei volontari. Oggi, insieme alle colleghe psicologhe e assistenti sociali, lavora nell’area accoglienza delle famiglie con bambini con disabilità. Federica ha attraversato dall’interno varie fasi della storia recente della Fondazione e non ha dubbi sull’indicare che cosa contraddistingue il lavoro di Paideia. “Un punto forte è la visione della famiglia nella sua interezza, il cercare di prendersi cura dei bisogni di ognuno. Dei genitori, dei bambini che hanno una disabilità, ma anche dei loro fratelli e sorelle. E all’interno di Paideia ci sono percorsi per tutti. Se penso al Centro Paideia, il fatto di poter usufruire di percorsi riabilitativi e ricreativi nello stesso posto, ad esempio, facilita sicuramente le comunicazioni fra operatori per cercare di alleviare le fatiche delle famiglie.”
Chi, come Federica, lavora nello staff di accoglienza famiglie, si confronta quotidianamente con bisogni e aspettative molto diverse. “Quando i bambini sono piccoli e c’è una diagnosi recente la prima necessità può riguardare l’accompagnamento verso i servizi del territorio, la conoscenza sull’offerta esistente e su quali terapie e attività si possono fare presso il Centro. Quando i bambini iniziano a crescere le famiglie ci portano il bisogno di trovare degli spazi in cui i bambini possano essere accolti non solo da un punto di vista riabilitativo ma anche ricreativo, perché non è facile trovare corsi, laboratori, attività di puro divertimento o svago senza necessariamente obiettivi terapeutici.”
“Sicuramente – racconta Federica – ho scelto di fare questo lavoro perché mi piace stare con le persone, mi piace stare con i bambini e uso il verbo stare perché è quello che in realtà ho imparato da questo lavoro. Di non farsi prendere sempre dalla smania del fare. In molti momenti c’è bisogno di imparare anche a stare fermi, a stare lì vicino, aspettare e cercare di leggere a che punto del suo percorso è la persona che stai affiancando. Non partire da dove tu vorresti farla arrivare, dal punto in cui tu immagini che dovrebbe essere. Per cui bisogna avere veramente la pazienza di mettersi in ascolto e riuscire a stare lì, anche se a volte è difficile.”
Col tempo, però, possono arrivare piccole e grandi conquiste. “A volte devo fare i conti anch’io con la frustrazione, con i limiti, perché vorrei fare di più ma non si può. Altre volte riesco a tornare a casa soddisfatta e grata. Sicuramente sono grata della fiducia che ci danno le famiglie. Ad esempio quando magari riesco ad accompagnarli ad accettare un aiuto esterno come quello di un affidatario diurno, qualcuno che possa sollevarli e allo stesso tempo far star bene, divertire e accompagnare il loro bambino. Ma capisco che non sia facile affidare il tuo bambino, che magari non ti può raccontare come è stato con quella persona, cosa ha fatto. E quindi è un percorso difficile, sono obiettivi che sembrano piccoli, ma accompagnarli a fare questa scelta per me è molto importante e allo stesso tempo molto gratificante.”
E la parola che Federica spesso sente dalle famiglie, associata a Paideia, è ‘casa.’ “Tanti genitori che frequentano il Centro vengono anche a giocare ai giardinetti, anche quando non abitano così vicino, vengono a fare merenda qui in Caffetteria, perché mi dicono ‘qui mi sento a casa, entriamo e salutano il mio bambino chiamandolo per nome, qui può essere se stesso, non mi sento giudicata, vado al bar e sanno già che cosa prendiamo, ci accolgono con un sorriso’. E quindi quello che mi sento dire tanto è ‘in Paideia mi sento a casa.’ Credo che questa sia per noi una gratificazione veramente enorme.”