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“Una delle cose più belle del mio lavoro? Sicuramente far incontrare le persone. Che siano i bambini o i loro genitori, vederli partecipare a un’attività che li entusiasma e che magari permette loro di entrare in sintonia, conoscersi meglio e poi entrare in relazione tra loro, ecco, questo porta sicuramente molta soddisfazione.”
Alice Zullo, responsabile dell’ufficio programmazione attività e volontari, ci racconta come si è evoluto l’impegno di Paideia sul tema delle attività ricreative e di socializzazione per le famiglie con bambini con disabilità. “Sicuramente è una parte a cui la Fondazione è attenta fin dall’inizio, basti pensare che un progetto come Estate Paideia esiste dal 2001. Accanto all’impegno per la parte sanitaria e terapeutica, che quando una famiglia incontra la disabilità risulta per forza di cose prioritaria, crediamo sia fondamentale affiancare un’attenzione al tema del benessere di tutta la famiglia, con spazi e attività dedicate.”
L’apertura del Centro Paideia, nel 2018, ha rappresentato un passo importante verso un’offerta di attività più ampia rispetto al passato. “Abbiamo avuto la possibilità di aprirci ad un ventaglio di proposte variegate. E anche se l’arrivo dell’emergenza sanitaria ha rappresentato un parziale arresto, nel periodo successivo c’è stata una grandissima risposta da parte delle famiglie, che sentivano il bisogno di uscire dal senso di isolamento che si era andato a creare. La cosa più bella è che si tratta non solo del lavoro della nostra area, ma di un impegno collettivo da parte di tutto lo staff di Paideia per accompagnare le famiglie alla scoperta delle attività di socializzazione.”
Nel corso del 2023 sono state 299 le famiglie che hanno beneficiato di attività ricreative, un numero crescente rispetto agli anni precedenti (191 nel 2021, 237 nel 2022). “Abbiamo moltiplicato gli appuntamenti, offrendo attività come i Sabati in famiglia, con l’idea di vivere esperienze non solo centrate sul bambino con difficoltà, ma pensate per tutta la famiglia. Agli eventi partecipano famiglie appena conosciute insieme a nuclei seguiti da più tempo, con un criterio di fascia di età. Si va dalla musica, alla creatività, alla cucina, come spunti per offrire attività di tempo libero in un contesto che sanno essere protetto, dove si può portare anche la propria fatica, sapendo che ci sono i volontari che donano sollievo e vicinanza alla famiglia. Permettono, ad esempio, di dedicare tempo al fratello o alla sorella del bambino con disabilità. Oppure di conoscere altri genitori, chiacchierare e creare relazioni. Ed è bello perché le famiglie che hanno già fatto questa esperienza donano sicurezza alle famiglie più nuove. Conoscere altri genitori e magari scoprire che anche per loro c’è stata qualche difficoltà iniziale aiuta a far crescere il desiderio di tornare.”
Le attività in Paideia possono essere parte di un percorso che porta poi a condividere anche attività all’esterno. “Grazie alle collaborazioni che abbiamo con realtà museali o culturali abbiamo potuto partecipare a delle belle esperienze sul territorio. A volte, quando ci si confronta con la disabilità, si fa fatica a pensare che le attività esistenti possano essere adatte anche alle proprie esigenze. Miglioramenti in termini di accessibilità, strumenti con la CAA e storie sociali sicuramente aiutano la partecipazione delle famiglie. E poi c’è il tema delle occasioni inclusive: abbiamo aumentato l’offerta di attività che si svolgono il sabato per tutte le famiglie, affiancando alla programmazione delle SpettaColazioni anche i Sabati Creativi, che sono stati molto partecipati con tanti bambini del territorio.”
Il periodo estivo alle porte, che per certi versi offre opportunità di tempo libero e svago, per alcune famiglie può rappresentare un periodo delicato. “La fine della scuola può essere un momento complesso, con le famiglie che possono riscontrare difficoltà nel trovare esperienze adatte e accoglienti per le necessità di ogni bambino. Dall’anno scorso, insieme ad altre realtà del territorio che si occupano di disabilità, siamo stati coinvolti in un progetto formativo di ITER, finanziato dalla Fondazione Compagnia di San Paolo, con un’attività di formazione per operatori di centri estivi della Città di Torino. Quest’anno abbiamo replicato coinvolgendo anche alcuni coordinatori nella formazione ai futuri operatori che hanno avuto la possibilità di svolgere ore di tirocinio nelle diverse realtà.”
La proposta di Centro Estivo di Paideia è una delle attività ricreative in crescita. “Abbiamo attivato questa progettualità dal 2019 con due tipologie. La prima è rivolta a circa 50 bambini a cui viene offerta esperienza di due settimane ciascuno, tra giugno e luglio, dove si alternano attività sportive, di gioco libero e ricreative, dividendoci tra il Centro Paideia e la Fattoria Sociale. I gruppi sono formati da 12-13 bambini già seguiti da Paideia, per i quali l’attività estiva rappresenta un’ulteriore possibilità di mettere in pratica alcune cose imparate nelle stanze di riabilitazione. Poi c’è quello che chiamiamo ‘Mini Centro Estivo’: un’esperienza più breve che viene offerta a piccoli gruppi di bambini che hanno disabilità complessa. Non è risolutiva rispetto al tempo estivo delle famiglie ma può offrire uno spazio di sollievo e benessere, una settimana con mezza giornata su mattina o pomeriggio, seguendo le inclinazioni dei singoli bambini, con un rapporto adulto-bambino di uno a uno, grazie alla presenza di operatori e volontari.”
La restituzione che arriva dalle famiglie, per quanto riguarda le attività di socializzazione, è molto importante. “Molti genitori mi raccontano di quanto sia prezioso quel tempo dedicato all’incontro, allo scambio, che poi nel tempo può diventare amicizia. La relazione rappresenta una parte significativa per il loro benessere. E costruire un’attività spesso significa mettere insieme gli ingredienti e vedere cosa succede, talvolta è qualcosa di un po’ magico. Io sono in Paideia dal 2015, ma fin dal 2007 ho partecipato alle attività come volontaria. Se devo individuare un obiettivo, un filo conduttore, di tutti questi anni, ce l’ho in mente: far stare bene le famiglie. Fa parte di quel bagaglio di esperienza che porto con me: quando ero molto giovane sono state emozioni forti, oggi sento che hanno lasciato un segno e che vivo come testimone da passare ai volontari e alle colleghe che, come me, si occupano dell’organizzazione di queste attività e della cura dei volontari. Al centro c’è il desiderio, sempre presente, di permettere alle persone che incontriamo di stare bene.”