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“Affettività e sessualità nella disabilità”, in Paideia un incontro per parlarne

Abbiamo pensato a un incontro per esplorare il tema dell’affettività e sessualità nella disabilità e normalizzarne il linguaggio, trasmettendo sicurezza e l’idea che è qualcosa che si può fare”. Silvia Mascolo, psicologa, psicoterapeuta e sessuologa presenta così l’incontro “Affettività e sessualità nella disabilità”, che si terrà lunedì 17 ottobre in modalità online, dalle 18,30 alle 20,30.

L’appuntamento, rivolto a familiari e caregiver di persone con disabilità, ha l’obiettivo di mettere l’accento sull’importanza di costruire un dialogo attorno all’affettività dei ragazzi e delle ragazze, cogliendone la natura preziosa e inalienabile: l’interesse verso la sessualità e l’affettività, previsto dalla natura in ciascun individuo e durante tutto l’arco della vita. Educare alla sessualità rappresenta un’occasione per la definizione di una relazionalità sana e fonte di piacere e benessere.

La sessualità rappresenta un’autonomia – racconta Silvia Mascolo – e occorre parlarne così come le altre autonomie che vanno insegnate. Ci sono purtroppo limiti legati a pregiudizi rispetto alle persone con disabilità, talvolta pensate come scarsamente inclini o interessate alla sessualità, pregiudizi che nel corso dell’incontro andremo a sfatare. Così come il tema della paura: si teme che un discorso sulla sessualità possa portare del dolore al ragazzo o alla ragazza disabile, che sia una fatica insormontabile o inutile. Un altro tabù è “non svegliare il can che dorme”, ovvero l’idea che parlarne sia un invito a fare sesso, a esplorarlo. Risulta invece che parlare di sessualità serve, soprattutto con ragazzi e ragazze con disabilità, è un fattore protettivo: le ricerche ci dicono che dove si fa educazione sessuale i comportamenti a rischio sono molti meno.

E il tema dell’affettività e della sessualità per le persone con disabilità, come racconta Silvia, si sta diffondendo, con appuntamenti per approfondire l’argomento. “Sicuramente il discorso su queste tematiche sta subendo delle evoluzioni, lo dimostra anche il fatto che Paideia, così come altre realtà che si occupano di disabilità, scelga di dedicare un incontro su questo argomento. Ho trovato sempre più interesse e ho conosciuto genitori creativi, che si assumono la responsabilità di fare educazione sessuale verso i propri figli, anche quando la comunicazione non è facile.

"L’educazione sessuale va iniziata fin da piccolissimi e va portata avanti cambiando i temi, i modi e gli obiettivi"

Talvolta si immagina che sia troppo presto per parlare di sessualità, a maggior ragione se ci si confronta con la disabilità. “Invece – specifica Silvia – non c’è un momento in cui la sessualità esplode, la sessualità c’è sempre, l’educazione sessuale va iniziata fin da piccolissimi e va portata avanti cambiando i temi, i modi e gli obiettivi. Se pensiamo alle difficoltà che hanno i ragazzi autistici col concetto di privacy non possiamo pensare di iniziare a 17 anni, quando hanno già delle autonomie e magari non riescono a capire bene che cosa possono fare con il proprio corpo, quali sono le parti intime e come ci si rapporta con quelle degli altri. Risulta importante non cominciare a parlarne quando un figlio o una figlia ha l’esplosione ormonale, ma occorre fare un lavoro preliminare.

"Parlare di sessualità non è solo paura, problema, difficoltà, ma una grande esperienza di crescita"

L’intervento vuole rappresentare un’occasione di confronto in cui dar voce alle domande, ansie e paure che accompagnano i genitori e le figure educative alle prese con i cambiamenti tipici delle diverse fasi evolutive. “Di certo non possiamo pensare a strumenti che vadano bene per tutti, pensiamo a quante disabilità diverse ci sono, al grado di ‘funzionamento’ molto differente, ad esempio, all’interno dello spettro autistico. Ma c’è anche un altro aspetto: parlare di sessualità significa tirare in ballo la nostra sessualità, quello che abbiamo appreso nel corso della nostra vita, è molto personale. Quello che spero è che un genitore possa portarsi a casa è l’idea che parlare di sessualità non è solo paura, problema, difficoltà, ma una grande esperienza di crescita, qualcosa di bellissimo. Il tentativo, quindi, di restituire un po’ di gioia all’argomento, che spesso resta nascosto sotto strati di paura.

Come partecipare

La partecipazione è gratuita. È necessario iscriversi all’evento compilando il form a questo link:
https://fondazionepaideia.it/serate-a-tema-per-genitori-e-familiari-2022/